Think Digital Summit: Capitale Umano e innovazione digitale come valori fondamentali del prossimo new normal

Centralità della persona e ruolo della tecnologia: attorno a questi due assi ruotano le tante lezioni e le diverse prospettive che arrivano dall’evento IBM dedicato all’innovazione. Un confronto con tanti casi di imprese utenti, con percorsi di innovazione tecnologica e di crescita del business. Con un digitale che permette di ripensare prodotti, processi, modelli organizzativi e che consente di continuare il business in sicurezza aprendo a nuove occasioni e opportunità di sviluppo

Pubblicato il 22 Giu 2020

Think IBM

Quanto abbiamo imparato dal lockdown? Quante cose sono cambiate e quante altre ancora sono destinate a cambiare sulla base delle nostre idee e delle nostre iniziative per affrontare la costruzione del new normal? Tante! Tante situazioni sono poi oggi sotto l’effetto di accelerazioni che non abbiamo mai conosciuto prima e che stanno modificando il concetto stesso di trasformazione digitale.  Sono emersi con urgenza nuovi bisogni e c’è oggi molta più “fretta” di trovare risposte che siano allo stesso tempo convincenti e sostenibili.

I caratteri di questo cambiamento hanno inciso sulle nostre abitudini, sulla nostra percezione del futuro, sul senso stesso delle relazioni: da quelle personali a quelle che stanno alla base delle logiche, delle organizzazioni e dei modelli di business delle imprese. Pensiamo da una parte a quanto è cresciuto il ruolo del digitale in tutte le sue declinazione e il ruolo dei servizi, ma pensiamo anche e soprattutto a quanto e a come in questo periodo è cambiato il nostro rapporto con il significato più intimo della parola fiducia. Fiducia nel prossimo, fiducia nei comportamenti, fiducia nelle decisioni e nelle azioni che sono conseguenti alle decisioni.

IBM Think Digital Summit: verso il new normal con una nuova relazione tra capitale Umano e Tecnologia

Oggi più che mai c’è bisogno di conoscenza,  c’è bisogno di orientamento per decifrare e capire tutti i messaggi e tutti i segnali che arrivano da questo periodo e che sono determinanti per costruire in modo convincente e solido il prossimo new normal. E uno dei messaggi più forti che è arrivato dall’IBM Think Digital Summit, la giornata IBM dedicata a un ampio confronto sul ruolo dell’innovazione, è proprio nel segno di un rapporto che sarà destinato ad essere sempre più centrale per il futuro, ovvero nella nuova relazione tra capitale umano e tecnologia.

Grazie a quello che “abbiamo visto fare dal digitale e grazie al digitale” si può dire che si è consolidato il senso di fiducia verso la tecnologia e se la guardiamo in prospettiva, questa fiducia è accompagnata da tante nuove opportunità. Perché il new normal che abbiamo davanti dipende in larga misura dalla capacità di conoscere e valutare i nuovi bisogni e dalla capacità metterli in relazione con le nuove possibilità offerte dal digitale.

Dal “palco virtuale” dell’IBM Think Digital Summit sono arrivate indicazioni e orientamenti su come questo percorso potrà aprire nuovi scenari ai cittadini, ai consumatori, alle imprese e alle Pubbliche amministrazioni.

Bucci – Il Modello Genova e l’importanza di “metterci la faccia”

Marco Bucci, sindaco di Genova, è il primo cittadino di una città che, come sappiamo, ha vissuto prove purtroppo molto drammatiche. E Bucci porta al Think Digital Summit la testimonianza di un percorso che ha portato allo sviluppo di quello che oggi viene definito come Modello Genova e che ha il suo simbolo nell’approccio al progetto di ricostruzione del Ponte Morandi ,realizzato con tempi e modalità che sono una best practice. Ma per Bucci il tema primario, per chi è nella condizione di assumere decisioni, è quello di “metterci la faccia”, di giocare in prima persona, di assumersi delle responsabilità e di fare leva – sempre – sulle competenze. Il sindaco ligure insiste poi sulla necessità di considerare l’innovazione come la capacità di guardare sempre alle opportunità, anche quando si affrontano situazioni difficili o drammatiche, anche quando sembra prevalere il pessimismo.

E’ una questione culturale questa, che attiene alla volontà di agire e reagire, non solo per ricostruire, ma per ripensare il futuro sulla base di nuove prospettive. Bucci torna al “Modello Genova” e invita a ricordare che negli ultimi 150 anni, alla fine di ogni situazione drammatica o di ogni guerra, sono arrivate grandi occasioni di sviluppo che sono state anche delle occasioni di cambiamento e di innovazione. E proprio a questo proposito lancia un monito: le infrastrutture da realizzare non sono solo quelle di acciaio o di cemento, peraltro a loro volta importantissime. Oggi più che mai quando si parla di infrastrutture occorre pensare anche alle infrastrutture per il digitale. E il suo richiamo cade anche su esempi concreti che trovano spazio proprio nel Modello Genova. Un esempio è nell’infrastruttura strategica di BlueMed, il mega cavo internet da 240 Terabit al secondo che collegherà il nostro paese con l’Asia e che arriva proprio nel capoluogo ligure per poi indirizzare le direttrici del Nord.

Con una sintesi molto concreta Bucci sottolinea che alla base del Modello Genova c’è la capacità di far avvenire le cose, con un approccio che oltre ai processi, guarda ai risultati e alla loro misurabilità.

Altieri –  Dare vita a nuove storie e a una nuova visione del futuro

Luca Altieri, CMO IBM Italia che introduce e accompagna il percorso di conoscenza, approfondimento e confronto del Think Digital Summit sottolinea le parole chiave dell’evento e del New Normal: insieme, come reazione positiva all’isolamento del lockdown e “dare vita”,  che porta la forza della creatività, dell’azione, delle idee necessarie per costruire il new normal.

E non è solo una “questione” di ripartenza, ma si tratta oggi di progettare in modo innovativo il digitale partendo proprio dal ruolo che il digitale ha saputo svolgere durante l’emergenza, dalle garanzie che ha offerto in termini di accesso ai servizi, di continuità del business, di proseguimento delle attività di formazione gestendo il passaggio, in tante situazioni, dal mondo fisico al mondo digitale. Questi sono valori e certezze che vanno consolidati e sulle quali lavorare per creare quelle storie nuove che ci permetteranno di rispondere ai nuovi bisogni

Cereda – Workflow e workforce per migliorare qualità del lavoro, della vita e aumentare la competitività

Workflow e workforce. Se le parole chiave della fase più delicata dell’emergenza Covid-19 sono state Resilienza e Collaborazione, adesso occorre mettere a valore quei risultati straordinari e guardare oltre per porsi altri obiettivi. Il riferimento è ai temi del workflow e della workforce. Se ci domandiamo su cosa dobbiamo lavorare per favorire l’innovazione – afferma Enrico Cereda, AD di IBM Italia – la risposta è sui processi e sulle persone. Servono processi completamente nuovi, ridisegnati in digitale grazie al Cloud e all’Intelligenza artificiale.

E poi workforce, con tanta formazione come asset fondamentale per il nostro futuro e a questo proposito il numero uno di IBM Italia ricorda il progetto del Ministero dell’Istruzione in collaborazione con Cisco (si legga anche questo servizio sulla didattica a distanza) e cita la prima scuola P-Tech a Taranto che permette agli studenti della scuola secondaria superiore di studiare e lavorare su materie e temi come AI e Blockchain.

Le nuove risorse secondo Cereda aono da ricercare nella capacità di gestire l’abbinamento tra tecnologie e capitale umano. Un obiettivo da raggiungere un grande progetto di sistema capace di unire il mondo pubblico, quello privato con gli ecosistemi della ricerca e delle università. Ma Cereda ci tiene anche a ricordare che dietro a ogni crisi si aprono grandi opportunità e oggi più che mai queste occasioni possono essere comprese e colte grazie all’innovazione digitale e grazie alle prospettive di innovazione che arrivano dal Cloud, dall’Intelligenza Artificiale, dalla Blockchain.

Cereda, Cottarelli – che Italia avremo nel 2050?

Nel confronto tra Enrico Cereda e Carlo Cottarelli, economista ed editorialista arriva anche la focalizzazione sui temi della semplificazione della Pubblica Amministrazione e della sostenibilità. Cottarelli osserva che se guardiamo al passato, nei momenti di crisi si è pensato prevalentemente a risolvere i problemi più immediati e più direttamente collegati alle conseguenze della crisi. Oggi non si deve correre questo rischio, sottolinea, nel momento in cui si fanno investimenti occorre fare scelte che possano guardare al futuro, ai bisogni e alle risorse che dovranno essere gestite dalle prossime generazioni. Per questo servono investimenti verdi. Per questo serve la responsabilità di vedere il futuro già nelle scelte di oggi.

Ma che Italia avremo nel 2050? La risposta di Cottarelli è che dipende tantissimo dalla capacità di affrontare il salto culturale che abbiamo davanti. Non si potranno fare le stesse cose del passato, e anche per questo occorre cambiare il nostro approccio al lavoro, alla formazione, alla produzione, alla collaborazione.

Cottarelli, che è stato anche commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, nella discussione con Cereda ricorda che è oggi fondamentale avere una concentrazione speciale sull’innovazione. Per cogliere questa occasione e per ripensare al futuro del Pasese non bisogna dimenticare che l’Italia ha bisogno di riforme strutturali, che permettano di aumentare e consolidare il capitale fisico, sfruttando al meglio in termini di opportunità di sviluppo il Recovery Fund e i fondi europei in generale. Ma occore un piano d’azione che sappia indirizzare forti investimenti in tecnologia perché la PA ha la necessità di accelerare la trasformazione digitale e serve tanto supporto digitale per rispondere alla crescente domanda di semplificazione e di efficienza.

Rebattoni – Dopo i 118 giorni che hanno cambiato il mondo il digitale sempre più al servizio del new normal

Stefano Rebattoni, Vice Presidente Enterprise sales IBM Italia ricorda che sono passati 118 giorni dal primo caso di Covid-19 a Codogno e che in questo tempo abbiamo imparato tantissime cose. Una delle più significative, osserva, è l’aspetto che tende a unire in modo sempre più forte la dimensione personale e la dimensione professionale.

Ma i due fattori chiave di questo periodo sono per Rebattoni nel nuovo rapporto tra Capitale Umano e digitale. Questa evoluzione ha permesso, grazie alle tecnologie e ai servizi, di garantire la continuità del business e assicurare in tantissime circostanze una sicurezza in termini di qualità della vita e di qualità dei servizi fondamentali.

Rebattoni ricorda poi il ruolo del Capitale Umano e della tecnologia di IBM in questi 118 giorni come l’hackaton dedicato alla ricerca che coinvolge sviluppatori e ricercatori, come l’utilizzo del supercomputer IBM Summit per accelerare la ricerca sul virus e come le tante soluzioni di  Intelligenza Artificiale Watson al servizio dei cittadini.

Ma analizzando questo periodo alla ricerca delle lesson learned con le quali guardare al futuro del new normal, Stefano Rebattoni mette in evidenza tre grandi fenomeni che ci permettono di capire il nuovo ruolo del digitale:

  1. Il Modello digitale, ovvero l’adozione sempre più spinta di modelli di business digitali, con una trasformazione profonda nei modelli di ingaggio verso i clienti, con l’evoluzione dei processi, delle tecnologie e delle architetture necessarie per sostenere una relazione con le persone che mette il consumatore effettivamente e totalmente al centro
  2. La Revisione organizzativa. In questo ambito si è visto quanto sia necessario passare a modelli lean, quanto sia necessaria la flessibilità adeguata per coniugare il mondo fisico con quello digitale senza frizioni, per lavorare in maniera sinergica
  3. L’Efficienza operativa. In un momento in cui le curve dei ricavi rischiano di soffrire di una situazione di incertezza e di rischi di flessione della domanda diventa assolutamente necessario per le imprese avere strumenti che permettano di riallineare la struttura dei costi. E qui oggi più che nel passato un ruolo chiave può essere svolto dal Cloud Computing e dall’Artificial Intelligence che faranno la differenza

Su queste tre dimensioni si giocherà la competitività delle imprese nel futuro. Ma la lesson learned più importante, sottolinea ancora il manager IBM, è nella centralità dei consumatori. Le aziende che lavorano sul lato dell’offerta hanno e avranno maggiori necessità di conoscenza delle esigenze e dei nuovi bisogni e avranno strumenti per riuscire a soddisfarli con maggiore precisione grazie al digitale. In questo senso ci sono aziende che stanno vivendo questa trasformazione e che rappresentano delle best practice, degli esempi che permettono di capire come e con quali vantaggi il digitale ci può accompagnare nel new normal.

FinecoBank e SIA – Banking e Payment: il new normal è già qui grazie al digitale

Nel mondo del banking e del payment non possiamo non vedere che questa accelerazione dettata dall’emergenza Covid si somma e si va ad agganciare alle esigenze che arrivano da altri fenomeni, pensiamo all’Open banking, agli effetti della normativa PSD2, alle logiche imposte dalla Strong Customer Authentication solo per citare alcuni fenomeni che caratterizzano questi settori. In tutto questo attori come FinecoBank e SIA si trovano a svolgere un ruolo ancora più importante e a cogliere, grazie al digitale, nuove opportunità.

Alessandro Foti, AD e Direttore Generale di FinecoBank, porta l’attenzione prima di tutto sul ruolo dei canali digitali come elemento portante per tenere sempre il contatto con tutti i clienti. La tecnologia è stata un punto di riferimento sicuro in questa fase e Foti ricorda che Fineco è nata 20 anni fa proprio con l’idea che il mondo sarebbe stato guidato dal digitale. Da tempo il lavoro della banca con clienti e dipendenti è interamente e nativamente in digitale.

Il cambiamento legato al Covid-19, aggiunge,  è che il movimento adesso è di tipo bottom up con una richiesta fortissima che arriva dai clienti, e con alcune sorprese molto importanti. La clientela anziana ad esempio, un po’ perplessa un tempo sul concetto di digitalizzazione, adesso al contrario ha scoperto che il digitale permette un approccio più sicuro e semplice ai servizi.

Daniele Savarè, Innovation and Business Solutions Director di SIA parla della spinta che sta favorendo i pagamenti digitali, a partire dall’eCommerce che sta vivendo una crescita esplosiva accompagnata anche da una domanda di nuove tipologie di servizio. Savaré sottolinea poi che la convergenza tra il mondo fisico degli store e il digitale spinge alla creazione di soluzioni innovative dove i pagamenti digitali sono chiamati a svolgere un ruolo sempre più importante anche a livello di gestione dei dati. Un’attenzione speciale va rivolta poi agli instant payment che permettono di trasferire denaro e renderlo disponibile immediatamente e rappresentano una prospettiva destinata a caratterizzare il prossimo new normal.

Il sistema bancario, nell’analisi di Foti, si trova davanti a un duplice shock: tecnologico e di mindset. Si parla oggi di cambiamento in termini di affidabilità e di flessibilità per far evolvere le proprie infrastrutture per gestire questo contesto ma c’è da affrontare un grande tema culturale. La sfida non è più solo tecnologica, ma è anche e soprattutto nell’approccio e nella visione dei servizi. Il mindset digitale è molto forte e chiaro: o è bianco o è nero, o funziona o non funziona, non c’è una rete di salvataggio. Il digitale aumenta la responsabilità e aumenta le opportunità di creare ingaggio e fiducia. Ci deve però essere una forte cultura della qualità e dell’efficienza. Foti ricorda che FinecoBank lo sviluppo del settore si muove verso una maggiore richiesta di efficienza, con una parte digitale che gestirà probabilmente tutta la transazionalità quotidiana, e che permetterà di concentrare il rapporto fisico su tutta la componente relazionale ad alto valore aggiunto.

Savaré guarda a sua volta alla tecnologia e aggiunge che abbiamo servizi di mobile payment, di instant, di loyalty che girano su Cloud con il grande vantaggi di assorbire in modo trasparente anche grandi picchi di carico che altrimenti avrebbero bisogno di un importante lavoro di pianificazione. C’è poi il grande vantaggio della realizzazione di microservizi e di disporre di un orchestratore che permette di gestire anche la possibilità di riutilizzo dei microservizi stessi ed essere così più veloci ed efficienti nel rispondere alle nuove esigenze che arrivano dalla clientela.

L’emergenza ha messo in moto una spinta generale verso i digital payment, ma non ci sono solo aumenti nei pagamenti per l’eCommerce, ci sono anche importanti aumenti nel contactless, che è vissuto anche come uno strumento per ridurre i rischi di contagio. Occorre considerare che oltre i due terzi delle carte stanno diventando contactless. E i regolatori stanno lavorando per alzare il limite dei pagamenti per i quali è richiesto il PIN allo scopo di agevolare questo pagamento. Ma, conclude Savaré, questo implica un impegno ancora più importante sulla sicurezza.

E questo è un altro punto chiave: sicurezza e cybersecurity. Con il push digitale che è arrivato e con i volumi di gestione dei pagamenti sono arrivati nuovi use case, nuovi servizi. In tutto questo è cresciuta naturalmente anche la domanda di sicurezza. Purtroppo, osserva Savaré, in questo periodo è aumentato anche il numero delle minacce e delle frodi, o meglio dei tentativi di frode, mentre non è aumentato per fortuna il numero delle minacce che riescono nel loro intento e questo perché sono aumentati e rafforzati gli strumenti di sicurezza e di protezione. Si sono adottate soluzioni più sofisticate con un utilizzo intenso di soluzioni di Intelligenza Artificiale che analizzano costantemente tutte le transazioni e sono in grado di individuare comportamenti o segnali che riconducono a possibili frodi e consentono di alzare degli alert verso i team antifrode. Queste soluzioni permettono di prevenire molti rischi e permettono di aumentare la sicurezza anche a fronte di elevatissimi volumi transazionali.

Il ruolo fondamentale del retail nel prossimo new normal

Non si può, nella valutazione delle prospettive del prossimo new normal, non guardare con attenzione agli sviluppi del mondo retail che in questa fase ha svolto un ruolo importantissimo, garantendo la continuità dei servizi e la disponibilità di beni e prodotti alle famiglie, ma che nello stesso tempo ha visto accelerare il processo di trasformazione già in atto tra mondo fisico e mondo digitale.

Per Cristina Lazzati, Direttore responsabile di MarkUP e GDOweek è utile ricordare alcuni passaggi fondamentali di questa esperienza, come il fatto che nei primi giorni dell’emergenza Coronavirus c’è stata una corsa a riempire carrelli e dispense e una conseguente maggiore attenzione al consumo entro le mura domestiche. Un atteggiamento che ha trovato una sponda anche nella diffusione delle pratiche di smart working che hanno accentuato a una organizzazione dei consumi con baricentro nella casa.  Davanti allo scenario in cui “si mangia e si consuma tutti di più in casa”. si è aggiunta la preoccupazione per la situazione economica che fatto aumentare l’attenzione verso la gestione del budget familiare. L’effetto sul mercato secondo Cristina Lazzati si è concretizzato in una maggiore propensione di spesa verso il mondo discount sccompagnato da un ritorno di attenzione verso i negozi di vicinato con particolare riguardo al libero servizio. I “luoghi più grandi” come i centri commerciali soffrono anche per l’effetto sui comportamenti e sulle abitudini del social distancing.

Nell’analisi del futuro la direttrice di Markup e GDOweek sottolinea poi il crescente ruolo dei social media, e osserva che si assisterà a una presa di “potere” della generazione dei Centennials, che agiscono con un rapporto molto più naturale e fluido, con i social network, e che hanno la capacità e l’esigenza di costruire experience di shopping sempre più pervasive. Si tratta di clienti che scelgono di acquistare quando e come vogliono, con i canali che preferiscono. C’è poi un tema di innovazione vera e propria a livello di shopping experience e Lazzati cita il caso del social streaming shopping di Alibaba che grazie all’orchestrazione di tante e diverse fonti di contatto con i consumatori ha sviluppato nuove forme di personalizzazione. E proprio il tema della customization appare sempre più determinante nella formazione delle modalità di acquisto e della shopping experience del new normal. Ma ci sono anche altre sorprese. Lazzati ricorda che tra le nuove leve dello shopping online ci sono anche tanti anziani che in questo periodo si sono avvicinati  all’eCommerce con una esperienza che in tanti casi si è concretizzata grazie al telefono, un mezzo che sembrava ormai destinato a svolgere un ruolo marginale, ma che è tornato ad essere  preziosissimo, ad esempio nei rapporti con i negozi di vicinato.

Massimiliano Rossi, Direttore area Grocery FoodPAC 2000A e membro del direttivo Conad Nazionale porta a sua volta l’attenzione sul “nuovo” shopping partendo dalla considerazione che il Covid è stato uno sconvolgimento epocale sugli stessi modelli di business e che con questa emergenza tutto il mondo retail si è dovuto confrontare con nuovi bisogni che chiedevano una risposta urgente. Rossi invita a una riflessione sul concetto stesso esperienza di acquisto e rispetto al fenomeno dell’eCommerce, il tema principale non è da vedere solo nella sua dimensione di crescita quantitativa, ma sul fatto che nel post emergenza sarà necessario lavorare sulla qualità, con servizi innovativi e soprattutto con la capacità di aumentare la conoscenza delle esigenze dei clienti. Sarà necessario rendere il percorso di acquisto sempre più piacevole, con liste della spesa personalizzate, con un ruolo sempre più importante dell’Intelligenza Artificiale che può aiutare a scegliere, a capire il valore delle proposte. Ancora una volta con con una elevatissima possibilità di personalizzazione. Il salto evolutivo avverrà quando l’eCommerce non sarà più solo un canale aggiuntivo, ma uno dei perni dell’omnicanalità con un grande valore aggiunto in termini di servizi. Perché la sfida lanciata dal lockdown, aggiunge Rossi, si concretizzerà nella integrazione dei canali, con una omnicanalità che si presenta come un salto evolutivo per il retail tradizionale che deve continuare a far leva anche in questo scenario sui valori del contatto diretto con il cliente, della presenza territoriale, della capacità di conoscenza e di valorizzazione dei prodotti locali.

Formazione come investimento strategico per il capitale umano e per il new normal

Ma come ci prepariamo a questi cambiamenti? Come creiamo le condizioni affinché effettivamente le persone al centro di questa trasformazione la sappiano vivere, guidare, valorizzare? Entriamo così nel grande tema del Capitale Umano e dello sviluppo delle competenze. Affrontiamo un equilibrio nuovocome dice Stefano Rebattoni, tra uomo e tecnologia, tra cultura delle persone e capacità delle macchine di aumentare la capacità di conoscenza.

Andrea Santagata, CIO di Mondadori ricorda innanzitutto come si sia diffusa nelle case degli italiani la tematica e l’esperienza della formazione online e come si sia diffusa nel nostro paese la consapevolezza che il digitale è uno strumento accessibile, flessibile e molto efficace per seguire percorsi di conoscenza.

Il Professor Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, sottolinea che il percorso digitale nella formazione era in atto da tempo, il Covid ha imposto una importante accelerazione. Da tempo ricorda che ci sono strumenti digitali a supporto del percorso di apprendimento, ricorda anche che il digitale ha aperto nuove prospettive e nuove modalità come i programmi per il micro-learning, u progetto che permette di progredire nell’acquisizione di competenze in modo graduale ed efficace.

Ma con il Covid tutta l’attività, anche quella fisica, è passata da un giorno all’altro in digitale grazie al contributo di partner tecnologici come IBM, che hanno permesso di sviluppare supportare la trasformazione di tutti i percorsi in digitale. E l’aspetto straordinario di queste esperienza è che questo passaggio ha permesso di aumentare le forme e le modalità di personalizzazione dei corsi.

Guardando al new normal, Boccardelli osserva che si sta riflettendo sul futuro dell’education nell’era post industriale e che il futuro sarà sempre di più indirizzato grazie a un apprendimento integrato e multidisciplinare. Si entrerà in un mercato del lavoro dove la presenza di  tecnologie come Intelligenza artificiale richiede un apprendimento di tipo problem based. 

Cambia anche la prospettiva in termini di approccio tra docenti e studenti e il focus strategico delle università a suo avviso sarà sempre di più in termini di attenzione verso lo  studente che va seguito in tutto il suo percorso di apprendimento.

Raffaela Iovane, Direttore Distemi informativi Sapienza Università di Roma parla a sua volta della centralità dello studente e del ruolo del digitale. La logica scelta dalla Sapienza è in particolare Mobile First e si è scelto di mettere a disposizione tutti i dati su tutte le piattaforme con l’accesso completo da smartphone. Accessibilità da una parte e servizi a valore dall’altra: all’approccio Mobile First si aggiunge il progetto di arricchire il servizio con le possibilità dell’Intelligenza artificiale con una soluzione basata su Watson, che aggiunge servizi intelligenti alla card dello studente come ad esempio la possibilità di effettuare un virtual tour per orientarsi all’interno della città universitaria. Con questa piattaforma gli studenti possono navigare con il supporto dell’AI che non agisce solo come un assistente vocale, ma che mette a disposizione delle istruzioni che supportano lo studente nella risoluzione di tutte le sue problematiche.

Iovane sostiene che una delle principali leasson learned del lockdown è da individuare a livello di organizzazione: che ha saputo gestire una quota di smart working vicina al 90%. E indietro non si torna anche perché, sottolinea, in molti ambiti lo smart working ha reso tutti più efficienti, mentre sul fronte della didattica ha aumentato le possibilità di sviluppo nel rapporto tra studenti e docenti.

Paolo De Santis, Dirigente Ministero dell’Istruzione, osserva che da questo periodo sono arrivate delle indicazioni preziose nell’ambito dello sviluppo strategico del digitale. Il ministero si muove nella cornice fissata dal piano Triennale del digitale per la PA e oggi, con la spinta del digitale è più che mai importante parlare di un ecosistema scuola per le tante tipologie di servizi che vengono offerti e supportati, sia a livello di docenza, ad esempio, con servizi a un milione e mezzo di insegnanti, sia con i servizi di iscrizione online e con tante altre tipologie di utenze.

Rispetto alle esigenze infrastrutturali il Ministero si sta muovendo con applicazioni in Cloud, che permette di disporre di maggiori opportunità per mettere al centro i bisogni degli utenti, di lavorare su servizi sempre più smart e di indirizzare anche obiettivi di efficienza. In tutto questo ci viene in aiuto anche l’Intelligenza Artificiale e il Machine Learning, due ambiti nei quali grazie a  Watson sono stati avviati servizi basati su chatbot per fornire assistenza e per gestire l’accesso alle informazioni.

Anche per altri ambiti della Pubblica Amministrazione ci sono state accelerazioni e ci sono processi di cambiamento che permettono di vedere già oggi quelli che saranno le condizioni del new normal. Stefano Tomasini, Direttore centrale per l’organizzazione digitale in INAIL porta la sua esperienza e sottolinea come il percorso di innovazione sia stato impostato su tre ambiti che vedono un ruolo centrale dell’Intelligenza Artificiale.

Il primo ambito attiene a un lavoro sull’esperienza utente, che ha la finalità di agevolare l’accesso alle informazioni e ai servizi appunto attraverso soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale.

Un secondo ambito riguarda la realizzazione di un advisor di tipo cognitivo che offre servizi finalizzati a fornire una base conoscitiva per metterla a disposizione di medici ed esperti dell’INAIL.

Un altro settore di sviluppo supportato dal digitale riguarda l’analisi dei finanziamenti che INAIL mette a disposizione delle aziende per verificare con l’Intelligenza Artificiale i risultati di queste scelte

Tomasini parla inoltre di un progetto INAIL che ha iniziato a sperimentare la blockchain come strumento e federazione dei flussi di dati tra una organizzazione e l’altra. Ricorda che gli aspetti più complessi sono stati quelli legati alla individuazione di tecnologie nuove in un quadro normativo ancora non definito e in questo caso è venuta in aiuto la metodologia dell’IBM Garage che ha permesso di sperimentare e valutare le diverse prospettive.

Daniela Scaramuccia, Direttore Industry and Business development IBM Italia a sua volta ricorda come la tecnologia ha consentito di continuare a gestire la vita sociale, il business, le relazioni in condizioni di quasi normalità. E nell’ambito specifico della sanità, la tecnologia ha avuto un ruolo speciale, garantendo il monitoraggio sempre più preciso, la raccolta di dati e informazioni e permettendo di garantire la continuità assistenziale.

C’è stata una grande crescita nelle “televisite” e questo è stato un passaggio importante che suggerisce di affrontare una revisione profonda dei processi per consolidare le esperienze positive che si sono sviluppate. In concreto per Scaramuccia, si è toccato con mano l’efficacia del digitale, che va rafforzata e consolidata con interventi strutturali. Ma soprattutto occorre lavorare tantissimo sulle competenze e sulle risorse umane.

Un altro aspetto da sottolineare  riguarda l’evoluzione del mercato in generale e l’atteggiamento degli operatori e dei player in generale che sono più selettivi, che sono molto più attenti a cogliere nuove opportunità e che sono inoltre ancora più sensibili a tutti quei segnali che permettono di rispondere in modo nuovo ai nuovi bisogni dei cittadini.

La Volpe – Hybrid Cloud e Intelligenza Artificiale per un new normal vicino alle persone e alle imprese

Quali sono le forze che guidano questa trasformazione digitale? Per Alessandro La Volpe, VP IBM Cloud & Cognitive IBM Italia non ci sono dubbi, la risposta è: Cloud ibrido da una parte e Intelligenza Artificiale dall’altra.

Ma perché Hybrid Cloud? Per quattro ragioni primariamente: per motivazioni legate alla storia e alla esperienza delle imprese, per la possibilità di disporre sempre di libertà di scelta, per motivi “fisici” e tecnologici e per ragioni di normative e compliance.

Dobbiamo considerare che le aziende non partono dal “nulla”, hanno una loro storia che va rispettata e gestita e il Cloud deve abilitare l’azienda nel momento in cui si trova, per le scelte che si trova ad affrontare ma garantendo sempre la protezione degli investimenti che ha effettuato in passato. È poi necessario offrire alle aziende l’opportunità di scegliere, non una volta per sempre, ma ogni volta che si trovano nella condizione di valutare nuove prospettive e nuove opportunità. C’è poi un tema “fisico”: non possiamo immaginare che il braccio robotico di una impresa manifatturiera possa essere gestito dal Cloud per ragioni di latenza e per ragioni di performance specifiche e poi ci sono ragioni di regolamentazioni e di normative di compliance ad esempio a livello di data privacy in ciascun paese. Per tutte queste ragioni l’Hybrid Cloud è la scelta che permette di raggiungere tutti questi obiettivi e di plasmare le scelte digitali dell’azienda in funzione degli obiettivi e dello scenario in cui si muove l’azienda.

Tutte le aziende diventeranno AI Company

E poi c’è l’Intelligenza Artificiale che vuol dire automazione di processi, capacità di forecasting e ottimizzazione della catena del valore. In futuro questo significa sempre più capacità di gestione del Natural Language Processing, ma soprattutto c’è il tema del trust. NLP e fiducia come componenti essenziali per lo sviluppo dell’AI in azienda. La Volpe richiama poi la dichiarazione di Arvind Krishna, Ceo di IBM, e ricorda che tutte le aziende sono destinate a diventare delle Artificial Intelligence company. (Leggi il servizio Krishna, IBM a Think Digital: tutte le aziende diventeranno AI company). Ma La Volpe sottolinea pure che non può esserci Intelligenza Artificiale senza una infrastruttura in grado di sostenerla e ritiene che è fondamentale favorirne lo sviluppo, il che significa una architettura basata sui dati e una logica aziendale concepita per essere interamente data driven e per indirizzare, facilitare e velocizzare la valorizzazione dei dati.

Hanssen – Telco e digital, motori di innovazione per altri settori di business

Ma il digitale è un propulsore di innovazione anche in forma “indiretta”. Il digitale è servito in modo “speciale” per affrontare le sfide legate all’emergenza e servirà sempre di più per ripensare e progettare condizioni di vita e di lavoro che siano più sicure e più promettenti dal punto di vista dello sviluppo economico. Lo sottolinea Benolt Hanssen, Chief Technology Officer WindTre nel confronto-intervista con Stefano Rebattoni per cogliere nelle esperienze del mondo Telco altri importanti segnali che permettano di capire come si sta costruendo il new normal.

Hanssen afferma che la capacità innovativa messa in campo dal mondo Telco ha accelerato processi di innovazione in tanti altri settori e ha permesso di inventare, consolidare e sfruttare tanti nuovi servizi. E porta poi l’attenzione sul fatto che con la nuova generazione mobile arriveranno tante spinte innovative e in particolare ci saranno accelerazioni nella diffusione, nell’utilizzo e nella valorizzazione dei dati che arrivano dall’Internet of Things e nella capacità di sfruttare le potenzialità dell’Intelligenza Artificiale. Ma Hanssen avverte che queste potenzialità si possono concretizzare solamente se si pone veramente attenzione agli skill e alla crescita del capitale umano. Sono le persone che concretizzano le opportunità dell’innovazione e occorre un impegno forte per prepararle.

Lanza – Tech for Human per una innovazione inclusiva e sostenibile

Con Pietro Lanza, General Manager Intesa e Blockchain director di IBM Italia si pone nuovamente l’attenzione sui temi del ruolo sociale dell’innovazione digitale e sulla sostenibilità. Lanza racconta il progetto Tech for Human per una innovazione inclusiva e sostenibile e mette in evidenza come in questo periodo sia apparso chiaro il ruolo del digitale e dei servizi in particolare. Se qualcuno aveva dei dubbi è adesso evidente che il digital è lo strumento che permetterà alle imprese di garantire  sia la continuità del business sia di aumentare la competitività.

Ma sono le esigenze della persona che devono guidare lo sviluppo tecnologico. La tecnologia è e deve essere sempre di più al servizio del benessere dell’uomo e in questo senso l’innovazione assume un ruolo ancora più strategico per guidare una crescita ispirata all’etica e alla sostenibilità.

Centralità della persona dunque, unitamente a una grande passione per l’innovazione. Valori che si concretizzano in formazione, crescita delle risorse umane, attenzione alla sostenibilità e alla trasparenza. Lanza parla di innovazione ad impatto positivo verso tutti gli stakeholder e spiega il progetto che ha messo in campo Intesa con una task force che studia gli scenari futuri indotti dalla pandemia allo scopo di identificare le soluzioni tecnologiche più adeguate per affrontare i nuovi bisogni e le nuove condizioni di lavoro e di business. Il manager osserva inoltre che nel new normal vede un percorso verso una digitalizzazione agile, verso una domanda di innovazione flessibile, pragmatica, misurabile, un approccio che permetta alle aziende di investire anche in modo graduale ad esempio utilizzando le logiche dei micrososervizi e sfruttando approcci innovativi di design dei processi che fanno leva su metodiche di co-sviluppo, di co-creation e di design thinking. Lanza vede inoltre un ruolo crescente per processi di innovazione che si ispirano al concetto di open digital platform, con la capacità di coprire tutti i processi aziendali, dalla supply chain alla digitalizzazione di tutte le dinamiche di relazione con i clienti. Il tutto, sempre, con un monitoraggio costante e preciso in termini di ritorno dell’investimento.

Gil – Il futuro del digitale? Prendere ispirazione dalla natura

Con un biglietto da visita costituito da qualcosa come 25 brevetti al giorno, 27 anni di seguito al vertice tra le imprese per numero di brevetti realizzati all’anno, 9262 innovazioni brevettate solo nel corso del 2019 Luca Altieri introduce Dario Gil, Director of IBM Research con un intervento che permette di conoscere oggi le prospettive di innovazione del new normal.

Come può una compagnia reinventare se stessa nel corso di una storia che supera i 100 anni? Si domanda Gil. Il segreto più importante è in una organizzazione che ha la ricerca nel proprio DNA e nelle persone. Gil ricorda che IBM ha stimolato, attratto e sostenuto talenti straordinari con un effort che vede oggi impegnate più di 3000 persone in tutto il mondo.

Ma l’altro grande segreto sono anche le strutture, gli strumenti, le risorse che permettono di realizzare la ricerca, di accelerarla, di misurarla e testarla e cita i 19 centro nel mondo, le capabilities e i tools a disposizione per creare le migliori condizioni possibili per la ricerca. Questa struttura ha creato un ambiente speciale per la ricerca con una forte propensione alla multidisciplinarità con il commitment preciso di esplorare ogni giorno il Whats Next. Gil parla anche di una urgenza della ricerca, della necessità di dare oggi risposte a bisogni e problemi nuovi e della capacità di conoscere e di verificare la validità della conoscenza, in tempi sempre più brevi e con una sempre maggior precisione. La pandemia ha messo in luce il ruolo strategico dell’innovazione tecnologica per dare supporto alla ricerca scientifica nella individuazione di tutti i segnali e di tutti gli aspetti che possono aiutare a trovare la strada più corretta ed efficace per mitigare i rischi o per arrivare ad esempio alla scoperta di un vaccino. Per Gil la tecnologia è oggi più che mai importante ed è importante disporre della capacità di calcolo di supercomputer come l’IBM Summit, una macchina capace di 200 mila trillioni calculation per second che è anche un supporto fondamentale per la lotta al Covid-19. Come? Con la capacità di ricerca, con la velocità e la possibilità di accelerare in pochi minuti la verifica di intuizioni o ipotesi che un tempo necessitavano settimane.

Gil ricorda anche la grande partnership che ha portato alla Covid-19 high performance Computing Consortium con 60 progetti attivi a partire da gennaio e con 24 progetti che sono oggi in clinical plans. Anche qui una accelerazione nel segno della collaborazione tra attori in forma multidisciplinare. A sottolineare anche l’aspetto di apertura culturale della ricerca di IBM, della collaborazione nel segno del rispetto del risultato ultimo della ricerca: i benefici per le persone e per la società.

Quantum Computing e convergenza tra le grandi direttrici del calcolo

Ma la vera chiave di lettura di Dario Gil per la ricerca è nel futuro del calcolo. Per Gil occorre guardare alla natura, ovvero occorre prendere ispirazione dalla natura stessa. E per esprimere questo concetto si affida anche ad una affermazione del fisico americano Richard P. Feynman. che ricevette il Premio Nobel nel 1965 e sosteneva che se si vuole creare una vera simulazione della realtà naturale è necessario appoggiarsi alla meccanica quantistica. Una ispirazione per il digitale e in futuro per affrontare problemi sempre più grandi – dove occorre aumentare la capacità di conoscenza -, serve una tecnologia che sappia funzionare così come funziona la natura. La risposta? Il Quantum Computing.

Stiamo costruendo macchine che lavorano ispirandosi alla natura, stiamo gestendo le informazioni e i dati in un modo completamente nuovo. Ma non è solo sull’approccio innovativo al dato e al calcolo che si gioca la prospettiva di aumentare la conoscenza in futuro. L’altro grande aspetto determinante per Gil è nel rapporto uomo-macchina e nella creazione di un dialogo che permetta di accedere in modo naturale a queste forme di calcolo e soprattutto a queste forme di conoscenza. La potenza delle Quantum machine sarà anche nel creazione di un adeguato rapporto con le persone e su questo IBM sta costruendo una community di persone in tutto il mondo che lavorano a dialogano con strumenti di Quantum Computing.

Il futuro? Per Gil è nella convergenza delle tre grandi dimensioni del digitale: Bits, Neurons e Qubits e nella orchestrazione di queste dimensioni di innovazione con la capacità di rispondere alla domanda di interoperabilità. E un ruolo chiave in tutto questo è e sarà svolto sempre più dal Cloud, dalla possibilità di dare accesso a queste opportunità al maggior numero possibile di soggetti.

Pisano – Semplificazione e crescita delle risorse umane: il ruolo del digitale per il paese

Al Think Digital Summit IBM è arrivato il messaggio del Ministro dell’innovazione Paola Pisano. Un messaggio che conferma la grande attenzione con cui il governo vuole continuare a interpretare e rafforzare il ruolo del digitale nella prospettiva di un sempre maggiore coinvolgimento delle persone.

Il Ministro mette in evidenza che da una parte è necessario dare la possibilità ad ogni cittadino di disporre di una connettività sicura ed efficiente, e per questo occorre lavorare a livello di infrastrutture in ogni luogo in ogni angolo del paese. Ma Pisano non si ferma a questo aspetto che è certamente abilitante e necessario e aggiunge che se vogliamo un paese veramente digitale e in grado di sfruttare le potenzialità del digitale occorre investire non solo sulle infrastrutture, ma anche in tantissima formazione e sensibilizzazione e occorre disporre e attuare investimenti a livello di Cloud e di Cybersecurity. Anche questi percorsi sono da vedere e da interpretare come fattori abilitanti, non solo dell’utilizzo del digitale, ma della possibilità di reinterpretare con il digitale tanti servizi che possono aumentare la qualità del rapporto tra cittadini e Pubbliche Amministrazioni e possono nello stesso tempo ridurre i costi per la collettività. Un aspetto strategico questo in uno scenario in cui tutte le amministrazioni devono essere nella condizione di fornire servizi in digitale e di sviluppare e pensare a nuovi servizi. Il Ministro torna poi a un punto chiave, anche del dibattito politico: la semplificazione. Per ottenere questi obiettivi serve lavorare sulla revisione delle procedure e dei modelli organizzativi.  Ultimo punto, non certo meno importante, il Ministro ritorna sul tema delle persone: non ci si deve fermare alle tecnologie perché la vera forza del cambiamento è nelle risorse umane e il lavoro più importante deve essere nella capacità di costruire una cultura del cambiamento con le persone che permetta di unire i temi della qualità della vita e della competitività.

 

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