Intelligenza artificiale, cosa e chi c’è dietro questo mercato

Alessandro Piva, condirettore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, spiega cosa si nasconda dietro questo termine e quali siano gli attori che stanno provando a farsi largo in questo mercato

Pubblicato il 25 Ott 2018

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Alessandro Piva, Condirettore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano

Cosa e chi c’è dietro il mercato dell’intelligenza artificiale, che a detta di analisti ed esperti è uno dei più promettenti dell’intera galassia ICT? Se ne parlerà diffusamente a Tech Companies Lab, l’evento per il canale ICT organizzato dal gruppo Digital 360, che si terrà a Milano il 22 novembre prossimo. A meno di un mese dall’appuntamento, Alessandro Piva, condirettore dell’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano e relatore dell’evento, ha anticipato alcuni dei temi che saranno al centro della manifestazione. Innanzitutto cercando di chiarire definitivamente a che cosa ci si riferisca quando si parla di Intelligenza artificiale: secondo la classificazione delle iniziative internazionali messa a punto dall’Osservatorio, l’ambito di utilizzo più diffuso riguarda l’Intelligent Data Processing, ovvero algoritmi che – sfruttando il machine learning – sono in grado di aggiungere un passaggio in più rispetto alla gestione ormai classica dei dati assicurata dagli strumenti di Analytics. Ad esempio l’Intelligent Data processing può consentire di identificare frodi e comportamenti anomali, nonché di rendere proattivo il monitoraggio e controllo di sistemi produttivi, ma persino aiutare il design e la creazione di nuovi prodotti/servizi.

Il successo dei chatbot

Al secondo posto ci sono gli assistenti virtuali, i cosiddetti chatbot, che sono senz’altro uno dei prodotti legati all’intelligenza artificiale con cui tutti quanti abbiamo ormai imparato a familiarizzare, dal momento che sono utilizzati in diverse fasi della relazione fornitore-cliente, dal supporto sino al post vendita, ma che oggi vengono addirittura impiegati dalle funzioni HR nelle fasi preliminari di ricerca del personale. Molto diffusi sono anche i cosiddetti motori di raccomandazione, ossia dei sistemi che in maniera autonoma forniscono all’utente web delle informazioni personalizzate su determinati prodotti e servizi. Inoltre le soluzioni AI sono sempre più impiegate con successo nel processing delle immagini, ad esempio nel mondo delle videosorveglianza, permettendo così la rilevazione di comportamenti anomali e non solo.

Intelligenza artificiale: l’Europa è indietro

Ovviamente, le applicazioni di artificial intelligent sono massicciamente adoperate nel mondo dei veicoli autonomi (non solo automobili, ma ad esempio anche droni) e in tante altri progetti più o meno di nicchia. «Volendo tracciare un quadro complessivo si può dire che ad oggi molte di queste iniziative sono in fase embrionale, oppure fanno parte di progetti pilota, ma non mancano certo iniziative già a regime o in corso di implementazione. Il settore bancario e finanziario è al momento quello più interessato alle applicazioni AI, seguito da automotive, retail e telco. In generale, in questo quadro, l’Italia è un po’ indietro, così come tutta l’Europa, che sta scoprendo questo mercato soltanto adesso ed è piuttosto distante dagli altri tre leader di mercato (Usa, UK e Cina). La differenza dell’Italia rispetto ad altri mercati, come Francia e Germania, è che in questi Paesi esiste un maggiore numero di grandi aziende, quindi magari si è un po’più avanti nell’utilizzo delle soluzioni di AI», evidenzia Piva.

Intelligenza artificiale: una filiera variegata

Compreso cosa c’è dietro la parola Intelligenza artificiale è altrettanto importante è capire chi c’è dietro, ovvero i soggetti che realmente vi operano. La premessa è che si tratta di una filiera abbastanza variegata: un ruolo non trascurabile è giocato da quei soggetti che lavorano a livello infrastrutturale, integrando le diverse fonti di dati (esterni e interni all’azienda), dando così vita alla “base” necessaria dei progetti di artificial intelligence. Esiste poi un ruolo crescente giocato da parte dei cloud provider, dato negli ultimi mesi c’è stata un’esplosione di servizi di AI, spesso sviluppato in logica open source, di supporto alle funzionalità di base, ad esempio nell’analisi del parlato o delle immagini. Ovviamente si tratta di iniziative generaliste o in alcune nicchie specifiche dove esisteva una certa economicità. Resta il fatto che gli operatori di mercato possono quindi contare su una maggiore disponibilità di soluzioni AI pronte all’uso. Oltre ai giganti del Web nel mondo della AI si stanno affacciando le software house, che nell’Osservatorio del Politecnico vengono chiamate vertical solution provider, che hanno competenze specifiche su alcuni settori e che, spesso appoggiandosi ai cloud provider, riescono a sviluppare soluzioni di AI, in particolare nel mondo chatbot. Attivi sono naturalmente anche i system integrator, che magari non hanno ancora un’offerta propria, ma che vanno a integrare le soluzioni dei cloud provider con quelle delle software house per cercare di offrire delle soluzioni.

Intelligenza artificiale: al canale serviranno dieci anni

«Dal punto di vista degli operatori di canale, l’intelligenza artificiale è un’area di potenziale grande interesse, però servono delle competenze distintive molto più forti rispetto ad altri ambiti, ad esempio la sicurezza. Sinora c’è stata una carenza di quelle professionalità capaci di mettere mano al dato ideando degli algoritmi di machine learning, non è facile costruire dei modelli di intermediazione di questi servizi. La mia impressione è che la AI avrà davvero un forte impatto sul canale da qui a dieci anni, con tempi più lunghi rispetto a quanto osservato sul cloud. D’altra parte, però, è più difficile che si crei un fenomeno di cannibalizzazione, dal momento che lavoriamo su temi ad alto valore aggiunto. È vero i cloud provider stanno cavalcando questo trend, però è difficile ricreare nella AI quelle posizioni di predominio come quelle raggiunte da AWS nel settore Iaas. Sicuramente chi tra gli operatori di canale ha già sviluppato delle competenze in ambito analytics parte avvantaggiato come posizionamento nel mercato AI, perché si tratta di settori molto collegati», conclude Piva.

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