Lo sviluppo No-Code per liberare l’innovazione nelle aziende

No-Code racchiude tutte le piattaforme di programmazione che consentono agli utenti di creare soluzioni digitali e di automatizzare attività senza scrivere una sola riga di codice. Quale differenza con il Low-Code

Pubblicato il 13 Ott 2021

Giovanni Magnano

PwC Innovation Team

data fabric

La tecnologia sta trasformando il modo di lavorare di ogni azienda verso un approccio data driven, portando, oltre ai grandi vantaggi di cui tanto si parla, anche importanti sfide che le organizzazioni devono affrontare. Prima di tutto, la gestione dei big data ad esempio. La scelta tra le varie soluzioni offerte obbliga le organizzazioni a rivedere i propri processi per adattarli alla tecnologia creando problemi, tecnici e organizzativi, che spesso si traducono in uno scarso impatto della tecnologia sul business che non porta ai miglioramenti sperati ma anzi, crea ulteriori sprechi di tempo e risorse. In secondo luogo, la disomogeneità degli strumenti utilizzati nelle aziende crea da un lato scarsa collaborazione tra team e dall’altro aumenta la probabilità di pericoli legati al controllo e alla protezione dei dati aziendali. Infine, l’aumento dei carichi di lavoro del reparto IT nella gestione di attività a basso valore aggiunto, dovute soprattutto ai problemi descritti in precedenza, crea un divario tra la visione di un’azienda per il proprio prodotto e le capacità tecniche di eseguire tale visione. Per riassumere, le risorse aziendali, umane ed economiche, non sono adeguate alle richieste di software per il business. Le piattaforme di sviluppo No-Code vengono incontro a queste nuove esigenze dando la possibilità di creare tool di automazione, analytics, elaborazione dati e altro ancora.

La soluzione No-Code development

Le piattaforme di sviluppo No-Code danno la possibilità di creare tool di automazione, analytics, analisi dei dati e data mining oltre che elaborazione degli smart data. L’approccio No-Code permette infatti a utenti che non hanno conoscenze tecniche di programmazione di realizzare molte applicazioni che, fino a poco tempo fa, solo dei programmatori esperti potevano sviluppare.

Liberando la creatività non sfruttata e grazie alla democratizzazione di strumenti precedentemente utilizzati da pochi eletti, il No-Code crea risorse dove prima non ce n’erano. L’adozione di tecnologie di questo tipo, inoltre, permette a ingegneri e reparto IT di focalizzarsi esclusivamente su attività con un impatto maggiore sul business che non possono essere (ancora) realizzate tramite strumenti No-Code.

Il movimento No-Code è in forte crescita grazie alla flessibilità offerta da questi strumenti: Forrester, già nel 2020, ha previsto che il mercato delle piattaforme di sviluppo No-Code crescerà dai 3,8 miliardi di dollari del 2017 a 21,2 miliardi di dollari entro il 2022. Inoltre, un forecast di Gartner prevede che più del 50% delle medie e grandi aziende adotterà piattaforme Low-Code o No-Code come parte integrante della propria strategia IT.

A conferma di questo trend ci sono gli investimenti delle Big Tech in questo settore: Google, ad esempio, ha recentemente acquisito AppSheet, portando lo sviluppo No-Code nel proprio cloud.

No-Code

Cosa significa l’approccio No-Code

Il No-Code è quindi un termine che viene utilizzato per racchiudere tutte le piattaforme di programmazione che consentono a utenti, cosiddetti citizen developer, di creare soluzioni digitali e automatizzare attività senza scrivere una sola riga di codice.

La differenza sostanziale con il Low-Code sta proprio qui: le piattaforme Low-Code anche se accessibili a utenti non tecnici, prevedono a un certo punto l’utilizzo di codice per lo sviluppo della soluzione mentre il no-code, come detto, fa in modo che gli utenti debbano semplicemente definire cosa deve fare l’applicazione senza doversi preoccupare al come la deve eseguire.

Il no-code può quindi essere utilizzato da un’intera gamma di utenti: persone che lavorano su progetti collaterali, startup che vogliono sviluppare prototipi e MVP riducendo il time-to-market delle proprie soluzioni e, soprattutto, dalle organizzazioni che vogliono creare soluzioni specifiche per i loro processi consentendo ai team di svolgere al meglio il proprio lavoro.

Nonostante gli strumenti no-code permettano di creare soluzioni business-ready che vanno dalla creazione di app e website, a tool di automazione che permettono di ottimizzare i flussi di lavoro fino a strumenti di data analytics per la gestione e analisi dei dati e big data,  non bisogna pensare che questi strumenti possano eliminare completamente la necessità di programmatori in azienda ma anzi, proprio grazie al loro supporto, permettono di aumentare il profitto derivato dalle attività di sviluppo che, come detto, si possono concentrare su sfide più complesse e remunerative.

Le criticità

I tool No-Code sono spesso molto intuitivi e flessibili, ma questo non significa che non ci siano alcune criticità di cui tenere conto.

Innanzitutto, c’è il fatto che gli strumenti No-Code non sono sempre così facili da padroneggiare. Non tutti saranno quindi in grado di utilizzare questo tipo di strumenti per usare la propria creatività e sviluppare le proprie soluzioni da subito.

Inoltre, lo sviluppo di un ecosistema di applicazioni aziendali dovuto all’adozione di piattaforme No-Code richiede un cambiamento culturale in azienda che si porta dietro alcune implicazioni legate soprattutto alla gestione e alla sicurezza dei dati.

Per questo è importante creare un piano di accompagnamento all’adozione tecnologica che renda autonomi gli utenti dandogli le risorse necessarie per non sovraccaricare il lavoro dei team di sviluppo, che possa prevenire pericoli di data-loss regolando gli accessi ai dati aziendali con una struttura di governance adeguata, permettendo così di sfruttare al meglio il No-Code per liberare l’innovazione all’interno dell’organizzazione.

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