Padova, l’università risponde agli studenti con il chatbot firmato Ibm Watson

Primo mese di sperimentazione del servizio concluso con successo all’ateneo veneto. Il rettore Rosario Rizzuto: “Grazie all’intelligenza artificiale abbattiamo tempi d’attesa e burocrazia, e digitalizziamo i servizi per renderli sempre più accessibili”

Pubblicato il 29 Apr 2021

Ibm uniPd

Un assistente virtuale online a disposizione degli studenti dell’Università degli Studi di Padova 24 ore su 20 e 7 giorni su sette, abilitato dall’intelligenza artificiale di Ibm Watson e basato su Ibm cloud, disponibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Il servizio di chatbot è in grado di rispondere in italiano e inglese a domande su immatricolazioni, carriera universitaria, contributi economici e agevolazioni, ed è stato sviluppato da Ibm Global Business Services utilizzando IBM Watson Assistant per facilitare il lavoro della segreteria dell’università, permettendo ai dipendenti della stessa di dedicare tempo e attenzione alle richieste più complesse e articolate. L’assistente virtuale “impara” dalle sue interazioni e attraverso il contenuto delle domande poste e delle precedenti conversazioni, ed è stato sviluppato in pochi mesi durante il periodo della pandemia, anche per dare la possibilità agli studenti, soprattutto quelli temporaneamente impossibilitati a recarsi personalmente a Padova, di interagire con l’università a cui sono iscritti. Nel primo mese di sperimentazione l’assistente ha risposto a più di 250 domande poste in linguaggio naturale scritto, ottenendo un “voto” di gradimento molto alto da parte degli studenti selezionati per la fase di test.

“Abbattere tempi di attesa e burocrazia, digitalizzare servizi per renderli sempre più accessibili: questo è il senso di un’Università smart, a servizio dello studente – sottolinea Rosario Rizzuto, rettore dell’Università di Padova In questi anni abbiamo portato avanti un lavoro costante e prezioso di utilizzo delle nuove tecnologie a favore della comunità accademica. E l’assistente virtuale, che utilizza l’intelligenza artificiale di IBM, è un esempio concreto del nostro modo di operare. L’alto gradimento dimostrato già in fase di test dagli studenti coinvolti è segnale che la strada intrapresa è quella giusta: una nuova opportunità per i nostri studenti, ancor più utile in un periodo di emergenza pandemica che limita gli spostamenti”.

“Abbiamo sempre lavorato per lo sviluppo e l’innovazione del nostro Paese, anche attraverso collaborazioni con le più importanti istituzioni accademiche – aggiunge Stefano Rebattoni, amministratore delegato di Ibm Italia Siamo orgogliosi di supportare l’Università di Padova con un progetto che grazie alle capacità di AI e di elaborazione del linguaggio naturale di IBM Watson crea un modello di interazione con i servizi universitari, pensato per supportare gli studenti e le loro esigenze soprattutto in questo periodo pandemico. Questo è un esempio di tecnologia al servizio di ognuno di noi per continuare le nostre attività in modo efficiente, sicuro e con qualità”.

Ma come funziona in pratica l’assistente virtuale? L’utente pone una domanda in linguaggio naturale scritto e l’assistente risponde sempre sotto forma di chat. Le tematiche e la precisione nelle risposte possono essere incrementate grazie all’interazione continua: la base di conoscenza verrà ampliata attraverso un processo di training e continuo miglioramento, in un processo incrementale utile per far fronte alle necessità delle scuole di ateneo e/o di altre strutture che necessitino di erogare informazioni ai propri utenti attraverso le medesime funzionalità. “In ottica evolutiva – spiega Ibm in una nota – si definiranno ulteriori funzionalità e canali comunicativi, come App, sistemi di instant messaging e chat con operatore umano che potrà subentrare per risolvere casi particolarmente complessi. Dai test effettuati, l’assistente virtuale è in grado di rispondere alle domande più complesse in meno di un secondo e si integra con il sito web dell’ateneo.

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