Agricoltura 4.0: passa dai dati la sfida per la competitività

Non c’è agricoltura 4.0 senza dati. È questo uno dei temi forti emersi dall’Osservatorio Smart Agrifood ealizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano con il Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia. E la digital transformation non passa solo dalle startup

Pubblicato il 29 Gen 2018

Filippo Renga, Condirettore Osservatorio Smartagrifood

Anche per l’Agroalimentare italiano è arrivato il momento di aprire le porte all’innovazione digitale per aumentare la propria competitività, soprattutto sui mercati internazionali, dove il Made in Italy è da sempre un fattore critico di successo.
È questo il messaggio principale emerso durante la prima edizione dell’Osservatorio Smart AgriFood, realizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano con il Laboratorio RISE dell’Università degli Studi di Brescia.

Per approfondire l’argomento suggeriamo la lettura della cronaca dell’evento: Osservatorio Smart Agrifood: cosa serve per far decollare l’Agricoltura 4.0 in Italia del servizio legato alle opinioni e alle valutazione apparse sui sociale media: Osservatorio Smart Agrifood: l’Agricoltura 4.0 sui social media e il servizio di approfondimento sulla ricerca e sulle case history: Osservatorio Smart Agrifood: prospettive, case history e best practices Agricoltura 4.0

È una sfida importante, che non si gioca solo sul fronte della competitività. Temi di forte rilevanza sono anche quelli della sostenibilità ambientale, economica e sociale per il settore agroalimentare. Le stime FAO-OCSE relative allo scenario internazionale mondiale prevedono, infatti, una crescita della domanda alimentare complessiva tra il 59 ed il 98% entro il 2050, non solo per effetto di un incremento demografico, ma anche del fabbisogno di calorie dell’attuale popolazione.

Una digital transformation anche per la filiera agroalimentare

L’Italia può uscire vincente da tali sfide solo se consapevole di dover agire congiuntamente su due fronti: la qualità delle proprie produzioni e l’applicazione dell’innovazione e della trasformazione digitale nell’intera filiera agroalimentare. Il risultato è quello di un’Agricoltura 4.0 che, grazie al digitale, migliora la resa e la sostenibilità delle coltivazioni; la qualità produttiva e di trasformazione; le condizioni di lavoro; la tracciabilità della filiera e la competitività della stessa sui mercati internazionali.

Se, sul fronte della qualità diventano così primari sia la riduzione dei costi per la realizzazione di prodotti di alta qualità sia l’incremento dei ricavi, grazie ad una riconoscibilità verificata ed accessibile, sul fronte dell’innovazione e della trasformazione digitale il cuore pulsante è rappresentato dai dati e dai Big data.

Focus sui Big Data anche in Agricoltura 4.0

“I dati sono come il petrolio: vanno trovati, estratti, analizzati ed integrati all’interno delle aziende agricole e delle filiere, perché diano valore”, afferma Filippo Renga, condirettore dell’Osservatorio Smart Agrifood.

Filippo Renga Condirettore dell’Osservatorio Smartagrifood

Il driver del digitale non è però “terreno” fertile solo per le start up innovative del nostro Paese – il 12% delle start up attive nell’Agrifood è italiana, secondo quanto monitorato dall’Osservatorio –, ma anche per alcune delle nostre realtà imprenditoriali ormai affermate sia a livello nazionale che internazionale. Lo dimostra la case history di Oleificio Zucchi Spa, storica realtà cremonese che ha fatto dell’innovazione digitale un volano per la propria competitività.
Si chiama “Filiera 4.0” il progetto con cui l’azienda ha attivato un programma di tracciabilità di filiera, per potersi posizionare sul mercato dell’olio extra vergine di oliva attraverso una specifica proposta di qualità, finalizzata a valorizzare sia la tracciabilità dell’origine (coltivazione delle olive, molitura, trasformazione, imbottigliamento, trasporto) sia la sostenibilità economica, sociale ed ambientale delle proprie produzioni.

Agricoltura di qualità, digitale, ma anche forte attitudine imprenditoriale sono così le leve vincenti per incrementare la competitività di un settore finalmente a forte vocazione innovativa e profondamente orientato alla spinta sui mercati esteri.

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