La disponibilità immediata e la sicurezza dei dati di fondamentale importanza per gestire le emergenze

Le istituzioni mediche devono diventare “cloud provider” delle informazioni raccolte e consentirne l’accesso per quel settore per produrre innovazione attraverso l’utilizzo di machine vision, machine learning, artificial intelligence. Per questo hanno bisogno anche di partner tecnologici

Pubblicato il 30 Giu 2020

Eran Brown

CTO EMEA & APJ Infinidat

Decision tree

L’epidemia da Covid-19 ha trovato il nostro mondo, seppur progredito e smart, ancora non sufficientemente pronto per prevenirne la diffusione su scala mondiale.

Dal punto di vista sanitario, in particolare, molte istituzioni stanno collaborando, si stanno confrontando e stanno portando avanti progetti comuni, ma un gran numero di istituti ospedalieri, a causa delle strutture computazionali obsolete a disposizione, sono risultati inadeguati a rispondere alla situazione emergenziale, incapaci di supportare la grande mole di importanti dati da gestire con estrema urgenza.

Ad oggi, solo gli ospedali in grado di gestire la propria infrastruttura con l’elasticità del cloud si sono dimostrati in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze, soprattutto in termini di rapidità di ricerca, e raggiungere risultati apprezzabili.

Medicina 3.0: la sfida che il Covid-19 ha messo in evidenza

L’epidemia da Covid-19 (come qualsiasi altra pandemia) si è diffusa in modo improvviso in tutto il mondo ed è evidente che le strutture sanitarie non sono state in grado di predisporre infrastrutture tecnologiche con la tempestività necessaria ad affrontare la situazione. L’emergenza ha quindi evidenziato quella che è l’odierna sfida per il mondo medico: promuovere innovazioni e scoperte attraverso la ricerca basata sull’informazione.

Nel corso degli anni, la scienza medica è stata oggetto di numerose trasformazioni: dalla cura attraverso erbe medicinali, all’utilizzo di farmaci chimici e biologici, fino all’attuale transizione verso una medicina basata sull’informazione come strumento diagnostico.

Sia che si tratti di una ricerca che necessita la condivisione di informazioni, sia che si tratti di una singola diagnosi, la quantità di informazioni ad esse correlate è decisamente elevata ed è assolutamente necessario un ripensamento delle infrastrutture tecnologiche, in grado di garantire la rapida, corretta, e affidabile gestione di questa ingente quantità di informazioni.

Per fare un esempio, pensiamo ai test di imaging che vengono abitualmente eseguiti per le risonanze magnetiche: a ogni avanzamento tecnologico dei macchinari aumenta la risoluzione delle immagini ottenute, e, necessariamente, deve aumentare anche la capacità del software di rilevare modelli e, conseguentemente, è necessario implementare un’infrastruttura in grado di elaborare i dati raccolti.

Tenendo conto di tutta la strumentazione medica che ogni giorno evolve e migliora, come ad esempio le apparecchiature di imaging, che vengono perfezionate costantemente, si comprende l’enorme volume di informazioni che vengono generate per ogni paziente, ogni giorno, in ogni struttura ospedaliera.

Un’istituzione medica che vuole far progredire la ricerca sulla base delle informazioni che ha raccolto, deve necessariamente garantirne efficacemente l’accesso, per non rimanere indietro. Deve essere in grado di fornire alle aziende biotecnologiche (dalle start-up alle grandi multinazionali) un accesso rapido e sicuro ai dati, ovviamente in ottemperanza alle regolamentazioni e alle restrizioni in materia di privacy, al fine di permettere gli studi necessari alla ricerca.

Deve, in pratica, diventare un “cloud provider” di informazioni mediche, e consentire l’accesso alle informazioni che ha raccolto per quel settore per produrre innovazione attraverso l’utilizzo di machine vision, machine learning, artificial intelligence, ecc.

Le strutture sanitarie che desiderano collaborare con istituti di ricerca e aziende per lo sviluppo di nuove terapie e indagini scientifiche, devono tener conto del fatto che tali realtà dovranno avere accesso a grandi volumi di dati. Un’infrastruttura lenta o obsoleta, che non permette di accedere alle informazioni in tempo reale, rappresenta quindi un punto a sfavore rispetto alla concorrenza.

Le aziende impegnate nella ricerca preferiscono collaborare con istituti medici che sono in grado di fornire informazioni, magari in minore quantità, ma in modo rapido ed immediato. L’accesso veloce a questi dati, infatti, ridurrà il tempo necessario per avviare la ricerca stessa e permetterà loro di brevettare per primi le soluzioni da immettere sul mercato.

Questo è il motivo per il quale le aziende e gli istituti di ricerca prediligono collaborare con quegli ospedali che, oltre ad aver raccolto una sufficiente quantità di informazioni, sono anche dotati di infrastrutture in grado di fornire un rapido accesso a questi dati.

È necessario un cambiamento nell’accesso all’infrastruttura dell’informazione

Chiunque abbia familiarità con le procedure di acquisito nel mondo medico sa che si tratta di processi lunghi e complicati: ogni appalto è soggetto ad una gara, e ognuno di essi è a breve termine e poi si riparte da zero. Questo crea una forte discrepanza tra i modelli di acquisizione delle aziende sanitarie di tutto il mondo e la velocità di evoluzione dei requisiti richiesti a un’infrastruttura cloud adatta a supportare la mole di dati prodotta dal settore.

Gli istituti di ricerca medica che lo capiscono e iniziano ad adattare i loro processi di acquisizione possono procedere più velocemente in qualsiasi ricerca: avviare le analisi più rapidamente, cominciando immediatamente le ricerche, senza inutili attese, attraverso grandi processi di calcolo/analisi, in cui lo sforzo maggiore risiede nell’elevata e immediata disponibilità delle risorse e nella capacità di adattarsi dinamicamente man mano che la ricerca avanza.

I vantaggi derivanti dalle collaborazioni nell’ambito della ricerca per l’ospedale sono immensi: dall’adozione di trattamenti salvavita per tutti, alla capacità di attirare i medici e i ricercatori migliori, stimolati dal fatto di poter lavorare in una struttura all’interno della quale si possono svolgere importanti ricerche grazie all’utilizzo delle più moderne tecnologie (Bleeding Edge). D’altra parte, un ospedale – e soprattutto un ospedale pubblico – deve fare i conti con il finanziamento di queste infrastrutture. La prima opzione è l’autofinanziamento, secondo la quale l’ospedale si assume direttamente il rischio infrastrutturale, e non è facile. Un’altra opzione è la scelta di partner tecnologici che si assumano il rischio. I partner che comprendono correttamente le esigenze delle strutture sanitarie saranno in grado di offrire soluzioni flessibili e adatte al XXI secolo, senza richiedere all’ospedale pagamenti anticipati, ma consentendo di trasferire i costi alle aziende che desiderano accedere alle informazioni. Tali modelli, detti “pay-as-you-go”, esistono da anni nel mondo del cloud e dovrebbero costituire il riferimento per questo tipo di collaborazioni. Ciò permetterà di gestire efficacemente la transizione verso questa nuova tipologia di medicina.

Immaginate un ospedale che inizia ad analizzare il Covid-19 con una infrastruttura cloud di questo tipo, in grado di accelerare i processi di ricerca, e di routine, 365 giorni all’anno, facendo così progredire più rapidamente le scoperte mediche di nuova generazione.

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