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Analyst consultant: cosa fa e quanto guadagna

Dall’analisi di contesto all’implementazione di soluzioni sostenibili, l’analyst consultant è il catalizzatore del cambiamento aziendale: le sue attività principali, come diventarlo, lo stipendio medio

Pubblicato il 16 Mag 2022

Josephine Condemi

giornalista

Customer journey analytics

Catalizzatore del cambiamento o corpo estraneo? L’analyst consultant è il consulente che supporta le aziende nell’analisi dei processi di business e nella loro ottimizzazione.  Vediamo come.

Cosa fa un analyst consultant

Il lavoro dell’analyst consultant consiste nell’individuare e implementare i cambiamenti necessari a rendere le procedure aziendali più efficienti e funzionali agli obiettivi di business.

A seconda del settore da ottimizzare, esistono diverse figure di analyst consultant:

  • IT analyst consultant, che lavora sui sistemi di information technology aziendale;
  • CRM analyst consultant, che ottimizza le relazioni con i clienti e le campagne di marketing;
  • Sales analyst consultant, che si occupa delle vendite;
  • Supply chain analyst consultant, che analizza il sistema di approvvigionamento.

Il primo passo è un’approfondita analisi di contesto: l’analyst consultant passa in rassegna le principali funzioni aziendali come Supply Chain & Operations, Finance, HR, Sales & Marketing e i relativi processi chiave.

Per esaminarne l’efficienza, non può prescindere dalla raccolta, dall’analisi e dalla condivisione dei dati opportuni attraverso gli strumenti di Business intelligence più adatti.

business intelligence - analyst consultant

I dati possono provenire dalle più svariate fonti:

L’analyst consultant, a partire dallo studio degli obiettivi e delle dinamiche aziendali, sa quali sono i dati più utili alla propria analisi, sa quando e in che formato raccoglierli, sa come incrociarli e trarne informazioni che supportino le decisioni.

Per questo, un professionista esperto unisce, a un’eccellente conoscenza del mercato di riferimento, ottime capacità di governance del dato.

Durante la prima fase di analisi di contesto, l’analyst consultant identifica i bisogni (needs assessment) di ciascuna funzione e dell’intero business aziendale. Procede quindi alla mappatura dei processi AS-IS, ovvero esistenti.

Prima di redigere la mappatura dei processi TO BE, ovvero come dovrebbero essere, definisce la propria strategia di ottimizzazione per raggiungere gli obiettivi aziendali: requisiti, azioni, budget.

La strategia viene quindi comunicata agli stakeholder coinvolti e modificata sulla base dei loro feedback. La versione condivisa viene implementata e legata ad un puntuale sistema di monitoraggio data-driven, non solo attraverso la definizione dei KPI – Key Performance Indicators, gli indicatori chiave di prestazione, ma anche della tipologia dei dati e degli strumenti di analisi da utilizzare.

Dal sistema di monitoraggio data-driven e dalla redazione di specifici report, l’analyst consultant confronta l’effettivo allineamento del business alle previsioni e apporta cambiamenti alla strategia quando necessario.

Cosa studiare per diventare un analyst consultant

Per diventare un analyst consultant è consigliabile una laurea magistrale a indirizzo tecnico-scientifico o economico-aziendale (Economia, Ingegneria gestionale o informatica, Informatica, Matematica, Statistica o Fisica).

Un master in questi settori, o un MBA-Master in Business Administration, è un plus per le posizioni più ambite.

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L’analyst consultant deve avere infatti una mentalità business-oriented e competenze statistiche, tecnologiche e di marketing, necessarie per comprendere e ottimizzare le funzioni aziendali, ovvero attività, processi, strumenti, strutture organizzative.

L’analyst consultant analizza i piani industriali per individuare gli obiettivi da raggiungere e le strategie di business in corso. È spesso chiamato a fare “technology landscaping”, ovvero a fornire una valutazione approfondita sulle soluzioni tecnologiche già adottate in azienda e su cosa è possibile adottare, anche nel medio periodo, come investimento strategico per l’ottimizzazione dei processi.

A seconda del settore di riferimento, possono essere richieste conoscenze di software differenti. Si parte da un’ottima conoscenza del pacchetto Office (Word, Excel, Access, Powerpoint) e avere dimestichezza con strumenti di visualizzazione dati come Google Charts può essere un valore aggiunto.

L’analyst consultant è un project manager, con il compito di implementare soluzioni efficaci in un disegno olistico: i più esperti utilizzano, nell’elaborazione e nella gestione dei propri progetti di ottimizzazione aziendale, metodologie come Agile e Design thinking.

La metodologia Agile è basata su approccio flessibile, rapidità, miglioramento continuo, comunicazione in tempo reale, attenzione alle interazioni, gestione del cambiamento, collaborazione anziché negoziazione.

Il Design thinking è un approccio all’innovazione che pone alla base l’ascolto delle diverse esigenze nel contesto. Comprende il problem solving creativo, l’esecuzione veloce soprattutto nella prototipazione, l’incentivo all’imprenditorialità dentro l’azienda, la ridefinizione del purpose per creare più valore aggiunto.

L’ottimizzazione richiesta all’analyst consultant può essere efficace nel lungo periodo solo se condivisa all’interno dell’azienda. Per questo, le soft skill risultano fondamentali per la buona riuscita del compito. È richiesta un’ottima conoscenza della lingua inglese, meglio se accompagnata da almeno un’altra lingua straniera.

Le soft skills richieste

Un analyst consultant deve avere ottime capacità di analisi e comunicazione, per interloquire in modo efficace dentro e fuori l’azienda. Da consulente, è infatti chiamato a confrontarsi con la cultura aziendale e ad analizzarla a fondo prima di redigere la propria strategia di ottimizzazione dei processi.

Viceversa, il rischio è quello di venire respinto come “corpo estraneo” all’organizzazione, che non sempre ha i mezzi per aprirsi con fiducia al cambiamento. Dopo una prima fase di entusiasmo, può succedere infatti che i costi (economici, di fatica, di adattamento) relativi alla transizione siano considerati sproporzionati in relazione ai benefici attesi.

La chiave della buona riuscita dell’incarico è nella comunicazione, prima, durante e dopo la progettazione e l’implementazione della strategia.

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La professionalità dell’analyst consultant si esprime nel:

  • fare domande, ascoltare le diverse voci che compongono l’azienda e tenerne conto;
  • fornire soluzioni a misura di contesto, con obiettivi realistici e misurabili, che non ingenerano false aspettative e sono condivisi dall’intero gruppo di lavoro;
  • ripetere con pazienza gli stessi concetti in modo diverso fino a trovare il “linguaggio-ponte” con l’interlocutore;
  • analizzare una situazione da più punti di vista.

L’analyst consultant deve essere un buon team leader, attento alle dinamiche relazionali e a valorizzare gli sforzi di ciascuno. L’attenzione alla correlazione tra i dati si unisce a quella alla relazione tra le persone e alla capacità di risolvere i problemi sull’uno e sull’altro fronte.

Quanto guadagna

L’analyst consultant è una figura professionale molto richiesta sul mercato e con buone opportunità di carriera. Lo stipendio dipende dall’esperienza maturata, dalle competenze e dalle specializzazioni acquisite, dall’ampiezza dell’azienda e del suo mercato di riferimento.

Il range in media è sui 35.000 euro annui, ma lo stipendio può arrivare anche a 90.000 euro in un anno.

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