I servizi per archiviare file di qualsiasi tipo proliferano per numero e genere. Il Cloud storage non è però un mero concetto di spazio per la conservazione dei dati, ha una propria filosofia rilevante ed è proprio questa a potere dirottare la scelta di chi ne fa uso verso una o l’altra soluzione
Si fa presto a dire Cloud storage, concetto che ha conosciuto una seconda giovinezza in epoca pandemica, quando molte aziende e pubbliche istituzioni vi hanno fatto ricorso – spesso in fretta e furia – per favorire il lavoro in remoto.
Migrare i dati in Cloud non è però un mero esercizio di taglia e incolla, è argomento serio che va sviluppato tenendo fede ai concetti di sicurezza, privacy e riservatezza. E questo è crocevia dal quale si diramano le strade delle scelte da compiere e degli accorgimenti da prendere. Occorre una pianificazione minuziosa, occorrono dei test e occorre un piano di recovery. Ma andiamo per gradi, sviscerando il Cloud storage che, tra le organizzazioni italiane, sta prendendo gradatamente piede.
Il Cloud storage consente l’archiviazione di dati a cui gli utenti possono accedere via internet. Uno spazio di archiviazione che non deve essere necessariamente all’interno dell’azienda e che non deve per forza di cose essere unico e proprietario. I dati possono infatti essere conservati in diversi data center esterni.
Gli scenari sono differenti: si può optare per una condivisione sincrona dei file a scopo collaborativo oppure utilizzare infrastrutture più complesse per creare sistemi di disaster recovery tesi alla continuità del business.
Tuttavia, al di là di quanto si possa credere, il Cloud storage per un’azienda non è la mera condivisione di file, deve tenere conto delle politiche di accesso, di sicurezza e di privacy tipiche di ogni organizzazione.
Quanti tipi di Cloud esistono
Parlando di Cloud nel senso più ampio del termine, e quindi non soltanto di Cloud storage, esistono quattro approcci diversi, ossia:
Infrastructure-as-a-Service (IaaS)
Platform-as-a-Service (PaaS)
Software-as-a-Service (SaaS)
Data-as-a-Service (DaaS).
Nella letteratura di settore vengono di norma citate soltanto le modalità IaaS, PaaS e SaaS. Qui abbiamo inserito – in modo che ancora oggi risultato essere arbitrario – anche gli ambienti Data-as-a-Service (Daas) che consentono, tra le altre cose, una distribuzione controllata dei dati tramite apposite interfacce.
Rientrando nella sfera degli ambienti Cloud propriamente detti, si individuano principalmente quattro derivazioni:
Cloud pubblico
Cloud privato
Cloud ibrido
Multicloud
Entrando nel dominio del Cloud storage tutto ciò si traduce in diverse soluzioni che possono anche essere combinate tra loro. Un’organizzazione può usare contemporaneamente più infrastrutture.
Quali sono i servizi Cloud storage
Prima di elencare alcune soluzioni citando tecnologie e aziende che operano sul mercato del Cloud, occorre approfondire gli ambienti disponibili, cominciando dal Cloud pubblico, ossia quei servizi messi a disposizione da fornitori per più clienti contemporaneamente. In altre parole, un fornitore di servizi Cloud storage offre server e data center ai quali accedono più clienti, ognuno dei quali può ovviamente gestire soltanto i propri file.
Il Cloud privato è una risorsa esclusiva: server e data storage a uso esclusivo di un solo cliente. Anche in questo caso la letteratura stride un po’, indicando spesso questa soluzione come tipicamente ospitata all’interno stesso dell’azienda. In realtà i dati possono anche essere ospitati in un data center terzo.
Nella fattispecie, un’impresa che usa un’infrastruttura Cloud privata può conservare i dati al proprio interno e darvi accesso agli utenti autorizzati ma può anche avere un’infrastruttura dedicata e ubicata all’esterno delle mura aziendali.
Il Cloud ibrido è una miscela tra le due soluzioni, a cui molte aziende ricorrono per ottemperare alle norme vigenti oppure per una questione di sovranità dei dati. Per esempio, i dati ritenuti più sensibili rimangono all’interno dell’impresa mentre altri tipi di dati sottostanno a politiche di Cloud pubblico.
Ognuno di questi ambienti, come vedremo, offre dei vantaggi e degli svantaggi i quali, già in prima istanza, possono indirizzare le scelte di un’impresa verso una soluzione.
Le caratteristiche dei servizi Cloud storage
Un servizio Cloud storage deve garantire funzionalità e servizi imprescindibili. Ridurre i vantaggi offerti dal Cloud ai minori costi infrastrutturali e di amministrazione corrisponde con una visione meccanicistica dell’ITC.
Tra queste, le principali sono:
scalabilità,
affidabilità (continuità di servizio),
sicurezza,
controlli di accesso,
conformità (rispetto delle norme vigenti),
semplicità d’uso e di integrazione con applicazioni e altri servizi.
Ci sono due errori da evitare. Il primo è fidarsi del provider Cloud più economico, il secondo è quello di considerare la migrazione dei dati in Cloud una formalità.
Nel primo caso, si può considerare il risparmio come una scelta scriteriata. Ci sono servizi Cloud veramente economici e questo deve indurre a chiedersi, nell’ordine, dove sono ubicati i server e quindi attraverso quali Stati transitano i dati (la compliance europea non può essere messa in secondo piano)
I dati, non da ultimo, devono potersi adeguare alle politiche di accesso delle imprese. Senza entrare in scenari architetturali complessi, è norma diffusa che all’interno di un’azienda, i dipendenti di un dipartimento non possano accedere ai dati generati dalle altre divisioni, così come è norma che ogni singolo utente possa disporre di un’unità logica sulla quale conservare i propri file in modo esclusivo e nel rispetto della privacy. Queste condizioni devono essere garantite anche dalla soluzione Cloud scelta.
Avere una risorsa online sulla quale gli utenti possono depositare o modificare file è Cloud solo per definizione, è un’area di scambio file, ma nulla ha a che vedere con una soluzione realmente implementabile. La migrazione dei file non si limita ai documenti generati dai dipendenti, si espande anche alle applicazioni aziendali le quali, pure essendo installate on-premise, possono necessitare di essere trasferiti sul Cloud per ulteriori analisi o derivazioni. Occorre quindi essere certi che gli applicativi possano dialogare con file fisicamente posizionati su risorse esterne all’azienda.
I vantaggi del Cloud storage per le aziende
Diminuzione dei costi, maggiori capacità di distribuzione dei file, sicurezza, conformità e governance.
Uno dei vantaggi più interessanti per le piccole imprese è il fatto che, archiviando i file sul Cloud, le questioni legate alla cyber sicurezza sono demandate al fornitore scelto, fermo restando che i client mediante ai quali si accede ai file devono essere sicuri e aggiornati. Allo stesso modo, i fornitori di servizi Cloud si fanno carico di tutto quanto attiene alla privacy e alla compliance, sollevando le piccole organizzazioni da pesi che possono essere gravosi.
Il fatto che gli ambienti Cloud possono essere miscelati, ottenendo così un’infrastruttura ibrida, consente di gestire diversamente le informazioni aziendali, lasciando al proprio interno quelle più sensibili.
Un’infrastruttura Cloud coadiuva la collaborazione, anche a distanza, e diminuisce il grado di difficoltà dell’amministrazione dei dati, consentendo anche l’attuazione di politiche di backup trasparenti e immediate.
Esempi di cloud storage per aziende
Amazon S3
Amazon Simple Storage Service (Amazon S3) è una soluzione scalabile che permette l’archiviazione di oggetti. In altre parole, può essere usata per conservare, creare e gestire qualsiasi tipo di file in uno spazio disco che può essere facilmente ridimensionato a seconda delle esigenze, anche estemporanee, di chi vi fa ricorso.
Oltre a garantire la sicurezza propriamente detta e l’accesso controllato ai file, si interfaccia in modo immediato ad altri servizi offerti da Amazon (acquistabili separatamente) che consentono, per esempio, la data analysis o la creazione di app.
Gratuito fino a 5 GB di spazio di archiviazione, persegue una politica di prezzi orientata all’uso e agli accessi generati. Va considerato anche che, pure essendo 5 GB uno spazio sottodimensionato per un’azienda, è sufficiente per fare dei test di migrazione, distribuzione e accesso ai file.
Microsoft Azure Blob Storage
Archiviazione indicata ai dati non strutturati, accessibili direttamente via browser. Microsoft Azure Blob Storage si concentra soprattutto sull’accesso a file, anche multimediali, sullo streaming audio e video e, non da ultimo, all’archiviazione di documenti. Si presta anche alla creazione di backup e all’implementazione di soluzioni per il ripristino di dati, nonché alle politiche di disaster recovery.
Il servizio Blob Storage di Microsoft si interfaccia ad altri servizi, tipicamente incentrati sull’elaborazione e l’analisi dei dati, che possono essere acquistati dalle aziende. È concepito per creare data lake e applicazioni Cloud o per dispositivi mobili.
Può essere provato gratuitamente, i prezzi variano a seconda del traffico, dell’utilizzo e degli accessi ai file.
Google Cloud Storage
È tra le soluzioni più popolari, diffusa grazie all’ampio uso di Google Drive che ogni persona dotata di un account Gmail conosce. Una familiarità che fa da volano all’impiego delle piattaforme di Mountain View.
Google Cloud Storage è ovviamente una piattaforma dotata di più funzionalità, a partire da un servizio di trasferimento dei file dall’origine al Cloud e dalla possibilità di attuare politiche di security-by-design, affinché ogni organizzazione possa applicare criteri proprietari di accesso ai file.
La piattaforma favorisce l’uso di altri strumenti firmati da Big G, siano questi per l’analisi dei dati, per l’uso dei servizi di Machine learning o per la creazione di repository di oggetti (file di diversi formati e dati non strutturati). Anche in questo caso, il prezzo varia a seconda delle necessità di chi ne fa uso.
IBM Cloud Object Storage
Altra piattaforma che prevede lo storage di dati non strutturati e che si interfaccia ai tanti servizi che IBM mette a disposizione delle imprese. IBM Cloud Object Storage offre anche valide soluzioni di backup e ripristino file, oltre a consentire l’interazione di diversi sistemi operativi e applicativi.
Anche in questo caso, si tratta di una piattaforma per l’archiviazione di file non strutturati e quindi pensata per i dati su larga scala, così come del resto fanno altri big del comparto (come Amazon, Google o Microsoft).
Può essere usato gratuitamente fino a 25 GB di storage, le politiche di prezzo variano a seconda delle necessità delle aziende, considerando tanto lo spazio quanto i servizi complementari.
Oracle Cloud
È la soluzione completa offerta da Oracle, pensata per le grandi aziende le quali, oltre alla necessità di archiviazione di file non strutturati, hanno velleità di analisi o di ulteriore elaborazione dei dati, distribuendoli per esempio tra diverse applicazioni, anche se non create su architetture Oracle. I prezzi variano a seconda delle esigenze.
Rackspace Cloud Files
Un Cloud che funge da concentratore ad alti servizi Cloud. Il multicloud di Rackspace consente di integrare file provenienti da altre piattaforme, tra le quali Amazon Web Services, Google Cloud, Microsoft Azure, ma anche da servizi SaaS come Oracle, Salesforce e SAP. Una sorta di datalake nel quale fare confluire dati di origine diversa e flessibile fino al punto di rappresentare una soluzione da prendere in considerazione laddove l’impresa ha un’infrastruttura di Cloud ibrido. In un simile scenario Rackspace Cloud Files può essere usato per farvi convogliare:
i dati edge computing, informazioni raccolte dai dispositivi intelligenti che necessitano di essere concentrati in un repository centrale,
i dati generati da diverse applicazioni e che sottostanno a differenti politiche di accesso, di controllo e di sicurezza
le informazioni che, per esigenze di compliance, devono sottostare a repliche o a verifiche da enti terzi.
Non da ultimo, riesce a supplire alle diverse latenze a cui sottostanno i più diffusi servizi Cloud, emulando un gateway al quale accedere e dal quale distribuire dati a una velocità costante. Rackspace offre – a prezzi che vengono comunicati a chi ne fa richiesta – una soluzione duttile soprattutto negli ambienti virtualizzati.
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