Data driven business e cloud binomio perfetto per le aziende future ready

I modelli di business guidati dai dati richiedono il supporto indispensabile di infrastrutture scalabili e utilizzabili in modalità As a Service e Pay per Use. In una sola parola: cloud

Pubblicato il 27 Apr 2021

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La trasformazione digitale in atto nelle aziende premia lo sviluppo di nuovi modelli di business basati sui dati e sulla loro valorizzazione. Parlare di data driven business significa non solo riuscire a supportare in modo più efficace i processi decisionali attraverso Big Data Analytics evolute e algoritmi predittivi ma anche, in molti casi, progettare nuovi modelli d’offerta più flessibili, letteralmente plasmati sulle esigenze dei clienti, che si tratti di aziende o dei consumatori finali.

Il ruolo del cloud nel data driven business

Al centro dei nuovi modelli di business guidati dai dati ci sono infrastrutture più flessibili e resilienti, che mandano in soffitta il concetto di data center per come lo abbiamo sempre inteso – energivoro e molto spesso sottoutilizzato – per abbracciare nuovi modelli più efficienti, sostenibili e green. Ambienti tecnologici in cui le risorse sono ottimizzate e gli sprechi ridotti al minimo, in cui server, storage e reti sono alimentati utilizzando fonti per quanto possibili rinnovabili – dal solare al geotermico, dall’eolico all’idroelettrico. Una rivoluzione che, a partire dai settori più innovativi, oggi si è estesa anche alle industrie più tradizionali come il manufacturing. Negli ultimi anni, infatti, anche i modelli di business della manifattura sono evoluti premiando una logica di maggior circolarità nell’utilizzo delle risorse. La sostenibilità è oggi un valore riconosciuto come elemento differenziante dell’offerta, sulla scorta di una maggior consapevolezza e attenzione da parte del consumatore finale verso queste tematiche. La nuvola rappresenta il cuore pulsante di questi approcci, che sempre più spesso evolvono verso l’erogazione a servizio della capacità produttiva (MaaS, Manufacturing as a Service).

Anche l’agricoltura è data driven

Anche l’agrifood è stato investito dall’onda montante del data driven business. In questo caso i modelli di riferimento sono l’agricoltura 4.0 e il precision farming. La capacità di rielaborare i dati provenienti dai mezzi agricoli intelligenti, dai sensori posti nel terreno, dai droni, dai sistemi satellitari e dai servizi meteo permette alle aziende del comparto di produrre con meno sprechi e migliorando la qualità dei raccolti. I benefici per le aziende agricole sono evidenti, legate alla miglior programmazione delle colture e delle attività di semina e raccolto, all’aumento della resa media, all’irrigazione ottimizzata, alla riduzione del consumo di fitosanitari e trattamenti chimici. Ma a guadagnare è anche il consumatore, che ha la possibilità di portare in tavola prodotti più sani, la cui qualità e origine potranno essere facilmente verificate a ritroso lungo la filiera. I servizi messi in campo dai cloud provider permettono alle aziende del comparto di accedere a spazio di archiviazione, potenza di calcolo e risorse di rete illimitate utilizzabili sulla base di un modello As a Service e Pay per Use che assicura la più ampia flessibilità a un business, come quello agricolo, caratterizzato da una forte componente di stagionalità.

Infrastrutture agili per una supply chain resiliente

La pandemia ha messo in evidenza le criticità di supply chain sempre più complesse e interconnesse. L’incapacità di soddisfare la domanda di molte materie prime e prodotti durante il primo lockdown ha spinto numerose aziende a premere sull’acceleratore della digitalizzazione di tutti quei processi che permettono di far collaborare in modo sinergico, standardizzato e automatizzato produttori, distributori, operatori dei trasporti e della logistica. La possibilità di condividere in tempo reale informazioni e dati assicura una miglior tracciabilità (e rintracciabilità), riducendo ritardi ed errori. Nel momento di massima emergenza sanitaria, in regime di lockdown, il cloud ha permesso di garantire la continuità operativa a molti operatori della filiera. L’uso di piattaforme tecnologiche di nuova generazione, gestite in modalità As a Service ha garantito, specie in quel frangente, la massima visibilità su processi e flussi, assicurando quella resilienza che si è rivelata fondamentale per rafforzare il rapporto tra fornitori e clienti. Oltre a ridurre sensibilmente i rischi operativi, la gestione della distribuzione e del sourcing in cloud permette di abbracciare nuovi modelli gestionali predittivi e autonomi. Modelli che si fondano sull’utilizzo di control tower e piattaforme evolute di eSourcing, che permettono di identificare immediatamente canali alternativi di approvvigionamento e logistica nel caso di indisponibilità dei fornitori tradizionali a causa di avarie degli impianti, calamità naturali, crisi geopolitiche ed emergenze sanitarie. Tecnologie che si fondano sull’acquisizione ed elaborazione dati in tempo reale e sulle Big Data Analytics e che, alla base, richiedono infrastrutture all’avanguardia, scalabili e flessibili.

Data driven marketing al centro dei nuovi approcci omnichannel

Gli approcci data driven, in realtà, trasformano tutti i comparti aziendali, non solo la supply chain. Il marketing, in particolare, è tra le funzioni che più di altre hanno compreso l’importanza di questi nuovi modelli strategici e operativi per competere sugli scenari nazionali e internazionali. Proprio il Chief Marketing Officer, infatti, è tra i C-level quello forse più interessato agli aspetti della data monetization, intesa come possibilità di ottenere più valore dai dati che afferiscono al cliente, ridisegnando per lui un’esperienza d’acquisto sempre più intima e connessa. Il brand che intende scalare sui grandi numeri gli approcci di personalizzazione deve riuscire ad azionare i dati ottenuti seguendo le tracce digitali lasciate dai clienti nel loro percorso d’acquisto. Le tecnologie di marketing automation e machine learning permettono di processare in tempo reale i dati rilevati sul comportamento del cliente innescando (non a caso si parla di trigger marketing) automatismi, come l’invio di promozioni e messaggi ingaggianti, che assicurano maggior efficacia alle azioni in store. Gli algoritmi matematici applicati ai grandi data warehouse e datalake, invece, scovano relazioni profonde tra i comportamenti dei consumatori, indentificando consuetudini e bisogni simili all’interno di audience anche molto ampie, garantendo una segmentazione più granulare ed efficace. In entrambi i casi, il ruolo del cloud si rivela essenziale.

Superare le insidie della cloud migration

Il percorso di transizione da un ambiente proprietario a un’infrastruttura tecnologica condivisa in cloud, però, non è privo di criticità. Il ruolo di una cloud migration ben concepita e realizzata non è, dunque, da sottovalutare. La capacità di valorizzare al massimo dati e applicazioni ospitandole all’interno di un ambiente tecnologico più agile, scalabile ed economico spesso dipende dal giusto partner tecnologico, la cui scelta assume una valenza strategica per il business. Una valenza confermata dalla crescente importanza delle strategie cloud anche in ambito data protection, risk management e continuità operativa.

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