Data center: perché occorre fare attenzione al costo, ma non solo

Ai fini dell’efficienza contano anche la posizione, la densità o lo spazio, le prestazioni, la qualità e l’affidabilità, il raffreddamento, il peso, l’utilizzo, il QoS, la gestione dell’infrastruttura

Pubblicato il 21 Apr 2022

Davide Villa

EMEAI Business Development Director, Western Digital

data center

La pandemia ha dato un impulso alla trasformazione digitale, arrivando a coinvolgere anche i data center di tutto il mondo. Tra le difficoltà nella gestione di dati in continua crescita, l’impennata del cloud, i diversi carichi di lavoro e le applicazioni attuali, il TCO (Total Cost of Ownership), di cui il costo di acquisizione è solo una parte, rimane un elemento di criticità.

Gli elementi da considerare per un data center efficiente

L’efficienza e l’efficacia con cui le imprese gestiscono i dati e i data center ne determina il successo e la competitività sul mercato. Dal mio osservatorio privilegiato, operando a fianco dei più importanti motori di ricerca e delle più grandi realtà in ambito e-commerce, social media, cloud computing, a livello globale, emerge che:

  • è innanzitutto fondamentale avere capacità di scala per avere successo sul mercato;
  • il TCO influenza quasi tutte le decisioni;
  • raggiungere i minori livelli di TCO possibile consente di aumentare le entrate, i servizi e l’innovazione.

La spesa non è l’unico elemento da considerare: il costo di acquisizione rappresenta infatti solo una parte del TCO che racchiude molti altri aspetti, quali la posizione, la densità o lo spazio, le prestazioni, la qualità e l’affidabilità, il raffreddamento, il peso, l’utilizzo, il QoS, la gestione dell’infrastruttura, e altro. E questi possono variare ampiamente a seconda del tipo di data center.

Non esiste un unico approccio al TCO e non è nemmeno possibile identificare una scala di importanza. Tuttavia, i maggiori clienti cloud e data center hanno evidenziato alcuni elementi da considerare.

data center costo

Costo del data center: non sottovalutare l’impatto dell’energia

Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, alcuni dei più grandi data center al mondo consumano più di 100 megawatt, una capacità energetica sufficiente ad alimentare 80.000 famiglie statunitensi. L’energia impiegata per il raffreddamento dei data center rappresenta circa il 30-50% dei consumi complessivi dello stesso data center2.

Un modo per risparmiare sui costi energetici di storage consiste nell’impiegare dischi rigidi riempiti ad elio anziché ad aria che, con un settimo della densità, offre maggiore stabilità all’interno del disco, insieme ad altri vantaggi, tra cui la possibilità di inserire più dischi rotanti nello stesso fattore di forma da 3,5 pollici, meno resistenza sui dischi rotanti e, infine, una minore potenza. Se confrontiamo i dischi rigidi da 18 TB riempiti di elio con quelli da 10 TB riempiti d’aria, i primi (che offrono già l’80% di capacità in più, ottimizzando lo spazio nei rack) permettono di raggiungere una maggiore efficienza energetica con una potenza operativa inferiore del 30% e una riduzione del 61% dei watt per TB.

Sfruttare al massimo lo spazio

Molti data center hyperscale si stanno trasferendo in zone dove il clima è più fresco o in spazi più ampi per raggiungere tutti i benefici del TCO. Non tutti hanno la possibilità di spostare fisicamente il data center, ma, in ogni caso, le tasse sugli slot di storage e i costi di affitto dovrebbero essere in cima alle priorità, considerando il costo elevato dell’attuale patrimonio immobiliare.

L’imposta sugli slot di storage rappresenta un fattore critico di TCO per il cloud, l’on-premise e la colocation del data center e comprende diversi elementi, quali il costo dello chassis, del rack, degli alimentatori e del networking; in alcuni casi, coinvolge l’intera infrastruttura necessaria per adottare un dispositivo di storage e renderlo accessibile nel data center.

Nei casi di colocation del data center l’imposta sugli slot può essere estremamente importante: è possibile ottenere un certo spazio con una determinata quantità di potenza. Di conseguenza, nei casi di un’infrastruttura che consuma troppa energia, può rendersi necessario affittare uno spazio aggiuntivo (di cui non si ha davvero bisogno) semplicemente perché serve un’altra presa di corrente.

È importante anche ottenere lo storage con la più alta capacità possibile, altrimenti il rischio è di doverne aggiungere altro in seguito, sia che si tratti di più sottosistemi di storage, più rack o più server. Le integrazioni successive aumentano i costi operativi di ogni dispositivo, insieme all’introduzione di più punti di errore, che potrebbero ridurre l’affidabilità e avere un impatto sugli SLA.

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Foto: Western Digital

Raggiungere il massimo con l’infrastruttura dati

Gli attuali carichi di lavoro, cresciuti e diversificati, hanno un impatto sull’accesso e la gestione dei dati. Per ottimizzare il TCO è possibile scegliere tra aggiungere più server e infrastrutture usando approcci tradizionali oppure modernizzare l’infrastruttura per massimizzare in modo più efficiente ed efficace la capacità e le prestazioni dello storage abbracciando nuove architetture.

La Zoned Storage Initiative è una di queste: un’iniziativa open-source e basata su standard che offre agli sviluppatori e agli architetti di sistema gli strumenti e le risorse per posizionare i dati in maniera intelligente su entrambe le unità, HDD e SSD, e ottimizzarli per raggiungere prestazioni migliori, latenza più breve, QoS prevedibile e, soprattutto, densità più elevate e TCO inferiore.

Un’altra maniera per ottimizzare le risorse consiste nell’adottare un modello condiviso per comporre le risorse di calcolo, di rete e di storage secondo le necessità. L’infrastruttura disaggregata componibile (CDI) offre agli architetti dei data center la flessibilità di comporre ciò di cui hanno bisogno secondo le esigenze, a partire da un pool condiviso di risorse per supportare un carico di lavoro specifico. Saper ottenere risorse in maniera immediata e secondo le necessità significa essere agili ed evitare costi inutili per stare al passo con il cambiamento e ottimizzare le risorse IT. L’NVMe over Fabrics (NVMe-oF) funge da rampa di lancio per questo modello in quanto permette all’IT di comporre, orchestrare e condividere lo storage flash over fabrics.

È importante allineare le prestazioni e le capacità del sistema di storage con il carico di lavoro e i suoi requisiti specifici di larghezza di banda, latenza e disponibilità dei dati. Per esempio, se un’azienda vuole ottenere maggior valore dall’AI, il sistema di storage dovrebbe essere progettato per supportare le maggiori prestazioni richieste e i requisiti di scala dei carichi di lavoro di analisi.

Saper comprendere i carichi di lavoro, di oggi ma anche del futuro, e investire in un mix adeguato di sistemi di storage basati su unità HDD e SSD consentirà di raggiungere massimi livelli di ottimizzazione e il miglior TCO complessivo.

Ciò che ha funzionato in passato potrebbe non essere più sufficiente: ora è il momento di considerare nuove tecnologie e architetture innovative.

Costo del data center: non c’è una soluzione unica per tutti

Il TCO è complesso e, come abbiamo visto, richiede l’analisi di molti fattori, oltre ai costi di gestione e manutenzione. Accanto a un’ottimizzazione del data center per rispondere alle esigenze attuali e future, è necessario considerare anche altri elementi, che includono lo spazio, la densità, le prestazioni, qualità e affidabilità, raffreddamento, peso, utilizzo, QoS, gestione dell’infrastruttura per creare un’infrastruttura dati più efficiente ed efficace con il TCO più basso possibile.

Adottare una strategia per ridurre il TCO può aiutare a crescere in futuro e a mantenere un buon livello di competitività sul mercato. Il TCO è fondamentale per migliorare l’efficienza e può contribuire a generare valore; la sua ottimizzazione consente di liberare risorse che possono stimolare lo sviluppo del business.

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