Agrifood, il dominio dei big fra Big Data e consolidamento

Secondo gli esperti dell’Ipes-Food i sistemi di raccolta e analisi dei dati saranno i grandi protagonisti del mercato. L’altro grande driver sarà la corsa M&A, che rischia però di frenare la ricerca e lo sviluppo

Pubblicato il 06 Nov 2017

agrifood tecnologia

Un documento di 104 pagine che affronta il tema delle maxi operazioni M&A che hanno guidato il comparto negli ultimi anni, mettendo in evidenza alcune criticità strutturali e i relativi impatti sul futuro del mercato agroalimentare, con un focus particolare sul fronte dello sviluppo tecnologico guidati dai Big Data. Si può riassumere così il rapporto ad ampio raggio sul settore agroalimentare, intitolato “Too Big to Feed: Exploring the Impacts of Mega-Margers, Consolidation and Concentration of Power in the Agri-Food Sector” ed elaborato dal Gruppo internazionale di esperti di sistemi alimentari sostenibili (IpesFood), che non esita a lanciare un allarme sugli effetti collaterali della corsa M&A.

«Le imprese dominanti sono diventate troppo grandi per nutrire l’umanità in modo sostenibile, troppo grandi per operare in condizioni eque con altri attori del sistema alimentare e troppo grandi per guidare i tipi di innovazione di cui abbiamo bisogno», spiegano gli esperti che non esitano a parlare di un «consolidamento senza precedenti tra i sistemi alimentari», risultato di decenni di fusioni e acquisizioni e di un’accelerazione importante a partire dal 2015.

Il report ricorda la fusione da 130 miliardi di dollari tra i giganti agrochimici statunitensi Dow e DuPont, l’acquisto di Monsanto da parte di Bayer per 66 miliardi di dollari, l’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina per 43 miliardi di dollari e la prevista fusione con Sinochem nel 2018. Solo questi accordi, sottolinea il rapporto, concentreranno il 70% dell’industria agro-chimica nelle mani di tre sole società risultanti dalle fusioni. E non si possono dimenticare la fusione tra le principali società canadesi di fertilizzanti Potash Corp. e Agrium, l’offerta di Kraft-Heinz per la lavorazione del gigante Unilever e l’acquisizione di Whole Foods Market da parte del rivenditore online Amazon, che stanno «spazzando via tutti i nodi della catena».

Il motore di queste operazioni resta di natura finanziaria: il ruolo sempre più incisivo degli attori finanziari è diventato un fattore decisivo che ha spinto il consolidamento delle imprese in vari settori, pressato da investitori che richiedono rimborsi più elevati e a breve termine. Questo impatta però sul versante R&S, con la portata della ricerca e dell’innovazione che «si è ristretta man mano che le imprese dominanti hanno acquistato gli innovatori e spostato le risorse verso modalità di investimento più difensive».

La corsa al controllo degli «effetti di rete» delle nuove tecnologie al «mantenimento di un sistema di accumulazione di capitale e di approvvigionamento a basso costo delle materie prime», averte l’Ipes-Food, rischia di «compromettere la sostenibilità dei sistemi alimentari su più fronti». Dal punto di vista tecnologico, al di là delle tecnologie fisiche (droni) e scientifiche (editing genico) che stanno alla base del consolidamento del settore agroalimentare, la tecnologia dell’informazione (IT) risulta essere il motore più recente e potente. I sistemi Big Data sono i grandi protagonisti del mercato e stanno favorendo una significativa ristrutturazione orizzontale e verticale dei sistemi alimentari.

Fa invece ben sperare il fatto che in quasi tutti i segmenti stiano emergendo nuove imprese per soddisfare il triplice obiettivo di costruire la sostenibilità economica, ambientale e sociale sulla base dei principi delle economie sociali e di solidarietà, della sovranità alimentare e dell’empowerment delle comunità.

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