Big data e data analytics nei Sustainable Development Goals (SDGs) di Agenda 2030

Questi due punti di forza tecnologici possono essere potenti alleati nella lotta ai cambiamenti climatici e fattori abilitanti per il Green Deal, ma è necessario cambiare i modelli di produzione e di consumo, la modalità di interazione tra le persone e l’ambiente

Pubblicato il 08 Apr 2020

sostenibilità

La digital transformation e la gestione dei big data sono alla base di quella che è stata definita come la quarta rivoluzione industriale: la disponibilità dei big data, la connessione delle persone, delle cose e dei sistemi crea interrelazioni dinamiche e permette di organizzare e ottimizzare le situazioni in tempo reale e a valore aggiunto.

I big data e i data analytics sono tra l’altro, potenti alleati nella lotta ai cambiamenti climatici e fattori abilitanti per il Green Deal dal momento che possono: contribuire all’efficienza energetica, monitorando i picchi di fabbisogno di elettricità; far risparmiare, mediante il riscaldamento intelligente, secondo accettabili calcoli, l’equivalente di 6 milioni di tonnellate di petrolio all’anno; permettere agli agricoltori di utilizzare minori quantità di pesticidi e fertilizzanti.

Il dato è sempre più centrale nella nostra vita, a tal punto da essersi convertito in una vera e propria risorsa fino. I big data implicano che si abbia una consapevolezza della natura degli stessi, bisogna conoscerli e maneggiarli con cura, prestando attenzione alle persone e alle loro esigenze, affinché la raccolta massiva e pervasiva degli stessi non si converta in una minaccia per la libertà personale, per la privacy o per l’anonimato in Rete.

I Sustainable Development Goals (SDGs) dell’Agenda 2030 implicano un’analisi periodica dei Paesi in base a ben 230 indicatori statistici approvati dalla United Nations Statistical Commission. Il numero degli indicatori, da un lato, e la necessità di effettuare una disaggregazione per posizione, sesso, genere, età, reddito ecc, dall’altro, rende difficile la raccolta di dati granulari da parte dei vari studi statistici nazionali per verificare l’attuazione degli SDGs e il raggiungimento dei relativi target. Pertanto, i big data, generati da dispositivi elettronici, social media, motori di ricerca, app di geolocalizzazione e immagini satellitari, possono costituire una nuova fonte di dati per gli istituti statistici – a integrazione di quelli provenienti da fonti tradizionali – aumentando l’accuratezza delle statistiche su temi come la povertà e il benessere. Quindi, per costruire un futuro sostenibile – come enunciato dall’Agenda 2030 dell’ONU – è necessario cambiare i modelli di produzione e di consumo, la modalità di interazione tra le persone e l’ambiente e la tecnologia ci viene in aiuto: una calibrata convergenza di tecnologia e principi di sostenibilità, in grado di convertire il mondo digitale in uno strumento valido e necessario.

Il ruolo di big data e data analytics nel fronteggiare la crisi

Una notizia di grande rilevanza, proveniente dal Canada, è passata quasi inosservata: la potenzialità dei big data e data analytics ha permesso alla canadese Bluedot – che già a dicembre 2019, con la sua piattaforma, aveva analizzato i dati open source in lingua cinese, provenienti dalla zona di Wuhan – di constatare, circa 10 giorni prima dell’OMS, come in Cina fosse in corso un’epidemia di un virus. L’OMS, invece, ha dovuto attendere le comunicazioni ufficiali fornite dai funzionari del governo di Pechino, favorendo, di conseguenza, l’espandersi del contagio sia in Cina che nel resto del mondo. Inoltre, la piattaforma, analizzando le informazioni raccolte sui diversi forum, blog e giornali online, dati provenienti dal ticketing delle compagnie aeree e degli hotel, ha potuto predire dove si sarebbe esteso il Covid-19, anticipando i contagi a Bangkok, Seoul, Taipei e Tokyo.

I big data e i data analytics sono destinati ad assumere un’importante valenza sociale nel prevedere ciò che potrebbe accadere nel prossimo futuro ed essere di supporto ai ricercatori sia in termini di individuazione di una cura per il virus sia di identificazione delle politiche da attuare per contenere e limitare il contagio.

La situazione contingente non fa altro che sottolineare la necessità di dotarsi di ulteriori infrastrutture che utilizzano big data e data analytics, non solo per la sopravvivenza del pianeta e dei suoi abitanti, ma anche per mettere a disposizione e condividere competenze, soluzioni sviluppate e già pronte e progetti in modo concertato tra i Paesi, per il futuro e il benessere dell’intera popolazione mondiale.

Persone e aziende che avevano avuto un approccio superficiale alle tecnologie informatiche (quando nessuno approccio, per arretratezza culturale o scetticismo generazionale) stanno pagando caramente la loro distrazione in un momento – come quello della pandemia del Covid-19 – in cui big data, data analytics e tutte le altre opportunità – stanno assicurando a molti addirittura la sopravvivenza nella società e nel mercato.

La situazione contingente, creata dalla pandemia da Corona virus, non fa altro che sottolineare la necessità di dotarsi di ulteriori infrastrutture che utilizzano i big data e i data analytics per mettere a disposizione e condividere competenze, soluzioni sviluppate e già pronte e progetti in modo “concertato” tra i Paesi, per il futuro e il benessere dell’intera popolazione mondiale.

I big data, pertanto, sono destinati ad assumere un’importante valenza sociale nel prevedere ciò che potrebbe accadere nel prossimo futuro ed essere di supporto ai ricercatori sia in termini di individuazione di una cura per il virus sia di identificazione delle politiche da attuare per contenere e limitare il contagio

Come affermato da Stefano Epifani – docente di Internet Studies all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e presidente del Digital Transformation Institute – nel suo ultimo libro “Sostenibilità Digitale”, è necessaria una rivoluzione di senso, ossia si deve comprendere quanto il digitale, e in particolare big data e data analytics, aiutino a cambiare il senso delle cose sino a giungere alla conclusione che la via dell’innovazione non è solo percorribile, bensì è, ora più che mai, l’unica scelta possibile.

La sostenibilità digitale ai tempi del Covid-19

La pandemia in atto ci ha reso consapevoli della necessità di accelerare ulteriormente il processo di digitalizzazione del nostro Paese, soprattutto in una prospettiva post Covid-19. Ne consegue che istituzioni, imprese e cittadini debbano formare un fronte compatto al fine di realizzare una società altamente tecnologica, resiliente e inclusiva, che si basa sulla sostenibilità sociale, economica e ambientale.

L’emergenza contingente ha fatto cadere il velo di Maya e ci rivela la fragile capacità di tenuta del sistema Italia, dei nostri servizi sanitari, del welfare, il gap tecnologico tra Nord e Sud, ma anche tra centri della stessa regione che fanno uso massivo dei big data, i quali ci permettono di rispondere alle nostre esigenze, ricordandosi di porre le persone al centro.

Il cammino è ancora lungo e impervio; molto resta da fare per completare il processo di digitalizzazione del nostro Paese che, se portato a termine in tempi brevi, potrebbe rivelarsi, grazie ai big data e data analytics un’arma vincente per recuperare l’empasse che stiamo vivendo.

Big data e data analytics costituiscono leve preziose da utilizzare per garantire un futuro sostenibile. Tuttavia, non dobbiamo trascurare che la trasformazione digitale non impatta solo sui processi, ma sta cambiando il modo in cui si fanno le cose. Tocca la loro natura profonda, ridefinendone il senso e, di conseguenza, attua un cambiamento su persone, ambiente, società, cultura, economia.

Il nostro atteggiamento di fronte alla tecnologia dei big data e data analytics deve essere quello della media res: la tecnologia non deve essere considerata né negativamente né positivamente in modo assoluto. La conoscenza e la coscienza etica ci permetteranno di fare un utilizzo costruttivo dei big data e della tecnologia a essi associata: dovremo considerare da un lato, gli impatti negativi e le azioni per minimizzarli e, dall’altro, concentrarci sugli impatti positivi e valorizzarli.

La storia dimostra come la tecnologia abbia migliorato le condizioni di vita delle persone e, quindi, la trasformazione digitale deve essere considerata come parte di un circolo virtuoso in cui la tecnologia dei big data viene utilizzata e migliorata dalle persone e, al tempo stesso, deve essere in grado di accompagnare le persone nel loro percorso di vita.

La resilienza dei contesti digitali non può prescindere da una diffusione della cultura digitale e dall’incorporazione dei principi di business continuity e risk management; inoltre, è altresì necessario mettere in atto misure di cybersecurity e piani di disaster recovery e contemplare tutti gli altri piani che concorrono alla gestione delle crisi, incidenti e interruzioni.

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