Big Data e IoT: il valore arriva dalla system integration

Un evento Econocom per fare il punto sulle opportunità dell’IoT associato a data analytics e data monetization in un ambiente concepito per la building automation, con i contributi e le testimonianze di realtà come Signify – Philips Lighting e WayLay

Pubblicato il 12 Nov 2018

Econocom

Per affrontare le prospettive di IoT e Big Data anche l’ambiente e la “location” giocano la “loro parte”, in particolare se si tratta di building concepiti per disporre di apparati Internet of Things, di analytics e di soluzioni per orchestrare e gestire le diverse fonti di dati.

Anche per queste ragioni l’evento “Big Data e IoT” organizzato da Econocom all’interno dell’Econocom Village, con la collaborazione delle testate Internet4Things e BigData4Innovation, ha assunto un sapore speciale. L’evento ha infatti permesso ai partecipanti di vivere il confronto in un luogo che unisce fisico e virtuale e che ha permesso di comprendere al meglio le opportunità che IoT e Big Data possono mettere a disposizione delle imprese e delle organizzazioni.

Monia Spinelli, Big Data and Analytics Solutions Architect di Bizmatica Econocom, società del gruppo Econocom focalizzata su servizi in ambito Customer Experience Management e Operational Agility Innovation, ha voluto sottolineare, in apertura dell’evento il valore, non solo simbolico, della sede Econocom. Un edificio realizzato dove un tempo sorgeva una fucina ottocentesca, che rappresenta una sorta di “passaggio di testimone” da una fabbrica fisica a una “fabbrica di dati” e costituisce “un esempio concreto delle capacità e delle opportunità che possono arrivare dal mondo dell’IoT e dai  Big Data”.

In questo contesto Spinelli mette in evidenza che davanti ad ambienti “ricchi” di IoT e di “fonti di dati” è il momento di focalizzare l’attenzione dagli analytics in generale, all’IoT analytics. “Ma occorre sempre partire dalla convinzione che al centro della trasformazione digitale che stiamo vivendo ci devono essere le persone.” – osserva  -. “E’ fondamentale tenere nella massima considerazione le esigenze delle persone ogni volta che affrontiamo un progetto IoT, così come ogni volta che lavoriamo sulla interazione tra mondo fisico e digitale”.

Il lavoro sui dati è anche un grande “lavoro di scoperta”. “Spesso” – aggiunge Spinelli – “non ci si accorge di quanta potenzialità ci possa essere nei dati che si hanno a disposizione e del valore degli analytics.  Il ruolo del system integrator è anche quello di guidare e supportare questa conoscenza attraverso un percorso che porti alla “scoperta” del valore dei dati. E’ per questo fondamentale lavorare ai progetti con infrastrutture che sappiano gestire dati in modo estremamente affidabile, in tempo reale e che siano in grado di accelerare il passaggio dalla data collection alla conoscenza.  E più si accelera questo passaggio più si consegna alle imprese un vantaggio competitivo”.

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 Il ruolo del system integrator

“Il ruolo di un system integrator – prosegue Spinelli – è proprio quello di guidare i clienti in tutto il processo. Spesso, per la maggior parte delle aziende che si avvicina all’IoT, la parte più nota coincide con l’installazione di dispositivi. In realtà si tratta di un punto certamente importantissimo, ma che rappresenta  solo un inizio. Se ci si ferma lì, si acquisisce solo una parte del valore, che invece si può ottenere da questi investimenti”. C’è sempre un tema fondamentale di infrastruttura, che deve contribuire a rendere le nostre città, i nostri building, le nostre aziende più intelligenti tramite l’utilizzo di dispositivi Internet of Things. Ma è poi necessario lavorare sui dati, automizzando i processi che hanno le caratteristiche per “diventare” piu intelligenti, per aumentarne l’efficienza e migliorare la qualità della vita e del business. “Con l’Internet of Things e con gli analytics abbiamo appunto gli strumenti per interagire in tempo reale con quelli che sono i processi aziendali modificandoli e migliorandoli.Il principale vantaggio che otteniamo grazie all’introduzione di intelligenza – osserva ancora Spinelli -, è dato dal fatto che riusciamo a intervenire più velocemente e in modo più preciso, per intercettare opportunità che prima non si riusciva a individuare o valorizzare”.

Dagli apparati agli analytics

Nel momento in cui si parla di analytics occorre pensare anche ad interfacce innovative che siano semplici e il più possibile chiare, anche a utenti che dispongono di competenze non prettamente IT. “Il ruolo dell’interfaccia – osserva Spinelli – diventa sempre più importante e per questo, come system integrator, scegliamo soluzioni che siano in grado di permettere alle imprese di arrivare ad apprezzare velocemente e facilmente la qualità e il valore dei dati”.

Ma la complessità dell’IoT, in termini di numerosità di apparati e di qualità delle informazioni, è rappresentata anche dalla necessità di orchestrare tutte le fonti per arrivare ad acquisire esattamente il dato che serve, con la migliore qualità, senza sprecare risorse e senza correre il rischio di “trascurare” i dati che veramente servono a causa di un eccesso di informazioni. Selezionare e valutare dunque.

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WayLay: orchestrare la complessità dell’Internet of Things

Ed è proprio qui che si colloca l’esperienza e l’idea di Piet Vandaele, CEO & Founder di WayLay, una software company specializzata nell’Internet of Things.

Waylay in particolare affronta molte delle sfide che attengono allo sviluppo dell’Internet of Things con una focalizzazione su tre punti principali:

  1. Automazione avanzata e processo decisionale in tempo reale come chiave per sviluppare il potenziale aziendale dell’IoT
  2. Orchestrazione complessa, neutrale rispetto ai fornitori di dispositivi IoT, grazie a sistemi IT e servizi cloud
  3. Capacità di gestione con API unificata e con business logic per accelerare lo sviluppo delle applicazioni e il time-to-market

Piet Vandaele ha evidenziato le opportunità di WayLay ricordando che si collocano in un contesto in cui il livello di attenzione sull’Internet of Things è molto elevato, così come è elevata la crescita dei dati. Con questa soluzione la società intende quindi dare risposte nuove a livello di gestione dei temi legati alla quantità di fonti di dati. Un tema fondamentale, perché per le aziende, questo significa orientarsi verso la gestione di nuoveopportunità e la riduzione  dei rischi.

“I vantaggi economici che l’IoT può portare sono molto importanti – osserva Vandaele -. ma per apprezzarli, il mercato ha bisogno di analizzare, verificare, scegliere. Non c’è una soluzione valida per tutte le necessità”. Inoltre, le diverse tendenze tecnologiche, si rafforzano e a volte si integrano a vicenda. L’Internet delle cose è un punto di partenza che collega risorse fisiche e se si aggancia l’IoT all’API economy, si facilita e velocizza la connessione tra soluzioni software e progetti, aprendo nuove opportunità Appare quindi a maggior ragione necessario disporre di uno strumento in grado di orchestrare tutti questi componenti. Vandaele porta così l’attenzione al tema delle roadmap IoT evidenziando che chi inizia guarda prima di tutto ai dispositivi e al layer di connettività seguendo queste priorità:

  • Scelta del dispositivo
  • Scelta della tecnologia di connettività
  • Sicurezza dei dispositivi
  • Integrazione di dispositivi nel cloud
  • Raccolta dati

Dall’IoT 1.0 all’IoT 2.0

Ma dalle basi del progetti IoT alla conoscenza il passo non è breve e per accorciare il percorso e guadagnare un vantaggio competitivo occorre indirizzare lo sguardo al valore che possono generare i progetti IoT con i dati e lavorare sull’analisi e sull’automazione. Vandaele mette in evidenza che è il caso di pensare in modo evolutivo all’IoT, ovvero passare dall’Internet delle Cose 1.0, concentrata sulla connettività, all’IoT 2.0 focalizzata sul livello di creazione del valore. “Siamo cioè in un’epoca dove le aziende sono spesso consolidate sull’ambito IoT 1.0 e si stanno spostando su una ricerca del valore aziendale basata sui dati come sfida principale”. In questa evoluzione dell’IoT verso il valore è necessario predisporre un approccio graduale, con passaggi semplici e fondamentali che possono essere così schematicamente definiti

  • Diffusione di apparati e impostazione delle logiche di raccolta dati
  •  Attività di raccolta dati
  • Analisi visiva dei dati
  • Trasformazione dei primi risultati in valore
  •  Intensificazione della raccolta dati e introduzione di logiche di orchestrazione nella raccolta e nella selezione
  • Analisi spinta dei dati
  • Automazione nel passaggio da dati a informazioni visive
  • Automazione di azioni collegate all’analisi dei dati

Una volta codificati questi passaggi secondo Vandaele l’IoT esprime il suo potenziale su due grandi scenari:

  1. Nella ottimizzazione dei processi produttivi, con il miglioramento dell’efficienza operativa; ad esempio attraverso il monitoraggio continuo delle macchine per prevenire i tempi di fermo
  2. Sul post vendita, grazie all’utilizzo dell’IoT e alla possibilità di seguire i prodotti sul campo. Una volta collegati, il grande tema degli smart product è nello sfruttare i dati che arrivano dai prodotti intelligenti, per capire le esigenze degli utenti e per poi introdurre nuovi servizi. Si apre così una prospettiva che permette di immaginare e impostare nuovi modelli di business.
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IoT data monetization

Parlare di valorizzazione dei dati porta naturalmente il confronto nei territori della data monetization, dove il lavoro del system integrator appare sempre più centrale e rilevante.

Il fenomeno della monetizzazione dei dati vale già oltre 3 miliardi di dollari di giro d’affari nel mondo e in particolare l’IoT data monetization sta crescendo e offre la possibilità di trasformare i dati delle “cose” in valore.

Per Lorenzo Castelli, di Bizmatica Econocom, la data monetization assume una rilevanza notevole anche per il ruolo che possono svolgere gli integratori. Le soluzioni IoT sono tante e diverse tra loro e non esiste una soluzione “buona” per tutte le casistiche. Quindi anche in questo contesto ogni azienda necessita di un approccio adeguato.

“Noi lo stiamo vivendo quotidianamente – osserva -. Alcune aziende hanno più interesse a verificare che la produttività vada in un determinato modo, e si pongono obiettivi legati, ad esempio, alla riduzione dei costi. Altre cercano di aumentare il valore sui prodotti. In entrambi i casi il ruolo del system integrator è quello di creare le soluzioni e le condizioni per raggiungere nuovo valore con i dati”. Gli esempi ovviamente non si fermano qui, ci sono imprese che orientano i progetti sul postvendita, sul controllo dei prodotti venduti per fare una produzione più efficace e aumentare la soddisfazione del cliente finale. “Poi ci sono invece aziende che sfruttano i dati anche con altre modalità – prosegue -, aziende di servizi, che cercano di utilizzarne l’enorme potenziale di conoscenza per venderle come servizi aggiuntivi”.  Il ruolo del system integrator per l’IoT è quello di supportare i clienti nella valorizzazione dei loro dati sia sul core business sia sui business innovativi.

Building automation anche come monetizzazione dei dati

Monia Spinelli invita a guardare alla data monetization pensando a un ambito come quello della building automation e richiama ancora la demo-live dell’Econocom Village: È la monetizzazione che arriva dalla valorizzazione degli spazi, dai saving in termini di gestione dell’energia, dalla ottimizzazione delle risorse necessarie alla “vita” del building e dalla ottimizzazione dei servizi generali. Di fatto stiamo parlando di identificazione e realizzazione di nuove prospettive di business, prima non praticabili.

“Prima di tutto abbiamo sperimentato l’ecosistema che abbiamo creato – racconta Spinelli – e con il quale ci confrontiamo quotidianamente. L’edificio è pensato per quelle che sono le nostre esigenze, con una focalizzazione sull’ottimizzazione degli spazi, sulle scrivanie condivise, sulle aree social, sulla possibilità di stimolare la creatività dei dipendenti, sull’invito a sperimentare. Quindi ci siamo un po’ immedesimati su quella che è oggi la trasformazione digitale e su come potevamo sfruttarla al meglio. È un lavoro che va sempre misurato. Si sperimentano nuove funzionalità e si raccolgono e analizzano dati che arrivano da una demo-vivente reale e concreta e che continua a cambiare e modificarsi in funzione delle esigenze delle persone che lavorano e operano al suo interno.

Dove si focalizza il system integrator

In tutto questo quanto è importante fare integrazione? Per Spinelli l’integratore deve essere un facilitatore, deve semplificare la vita ai clienti, deve orchestrare e armonizzare. Il system integrator deve saper fornire la visione finale al cliente e deve dare strumenti di supporto per chi ha bisogno di capire come trasformare in valore le potenzialità dei dati.

IoT e smart office

Ma l’Internet of Things è anche da leggere e costruire nell’evoluzione di determinati mercati, come ad esempio quello dei prodotti e sistemi per illuminazione. Stefano Bergamino, End-User Marketing Manager di Signify (nota in precedenza come Philips Lighting) ricorda la “luce sta cambiando” e sta vivendo una nuova rivoluzione che vede sul mercato nuovi sistemi di illuminazione e servizi aggiuntivi basati sui dati.  Il settore dell’illuminazione è uno dei primi che ha compreso le potenzialità dell’IoT partendo dal presupposto che la luce è ovunque. Una azienda come Signify,  ha guidato questa trasformazione radicale:- ha spinto la prima rivoluzione il passaggio dalla luce convenzionale alla tecnologia led. Questo è stato il primo step. “Il secondo – osserva -, iniziato a livello di R&D 10 anni fa, è nel passaggio dal LED alla luce connessa, in cui si va oltre il concetto stesso di illuminazione e si arriva a definire un nuovo linguaggio di comunicazioni in grado di connettere cose e persone.
Per Signify – prosegue Bergamino – questo è stato uno dei principali elementi di differenziazione”.

“Quest’anno – prosegue – abbiamo lanciato Interact una software cloud-based fulcro della nostra value proposition ed in grado di elaborare i dati raccolti attraverso i punti luce connessi sparsi per il mondo, per conoscere e incontrare le esigenze dei clienti. Queste informazioni sono rese disponibili attraverso delle dashboard  al cliente stesso. Il tutto in una piattaforma aperta, orientata alle partnership con aziende innovative che desiderano integrare questa conoscenza e queste soluzioni.  Ecco che con questa prospettiva si evolve in punto luce connesso e diventa una fonte di dati, aprendo una serie di vantaggi per gli utenti finali”.

Vantaggi che diventano realtà, ancora una volta grazie al ruolo dei system integrator e che si possono schematizzare in tre punti conclusivi:

  1. A livello di installazione e progettazione queste tecnologie permettono di trasmettere informazioni dagli impianti al cloud; il power ethernet permette di attivare un intero impianto di illuminazione senza utilizzare l’impianto elettrico e i punti luce vengono alimentati dallo stesso cavo che invia i dati al cloud. Questo porta benefici economici immediati, ma soprattutto permette di disporre di un impianto orientato al futuro, pronto per sviluppare e implementare nuovi servizi.
  2. Il secondo macro-beneficio è lo stesso “ufficio smart”, che permette di migliorare la qualità della vita delle persone grazie anche alla “personalizzazione della luce”. La luce cambia il nostro modo di vivere e queste soluzioni permettono di avvicinare questo “servizio” alle esigenze delle persone in modo sempre più preciso
  3. Il terzo livello attiene più all’ambito ai Big Data che portano una conoscenza prima impossibile; le nuove metodologie di lavoro e di gestione degli ambienti permettono di ottimizzare gli spazi, diminuire i costi dell’energia e creare nuove prospettive anche a livello di facility management.

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